Tour a Sant’Angelo A Scala per scoprire la chiesa madre del paese, dedicata a San Giacomo e risalente al 1734
CHE COS’E’
Il viaggio virtuale prosegue questa settimana a Sant’Angelo A Scala per scoprire la chiese madre del paese: la chiesa di San Giacomo; chiesa che rssale addirittura al 1374.
CHIESA SAN ROCCO
La Chiesa di San Giacomo Apostolo ha un passato monastico, in quanto costruita nel 1375 come monastero verginiano alle dirette dipendenze del monastero di Montevergine.
Da alcune pergamene custodite presso l’abbazia di Montevergine risulta che il monastero, eretto in priorato, ben presto entrò in conflitto con i baroni locali che accampavano il diritto di patronato e dunque la presentazione del priore.
La situazione degenerò quando il barone Diomede Carafa scacciò i monaci dal monastero e si impossessò di esso. La vicenda, giunse alla Santa Sede che per risposta, lo scomunicò e dichiarò che nessun diritto di jus patronatus poteva competergli.
Nonostante ciò, il Carafa non intese piegarsi al volere della Chiesa, accettando solo la sentenza di scarcerare e reintegrare i monaci nel Monastero. Comunque, Il monastero ebbe vita breve in quanto un decreto del 27 aprile 1600 lo ridusse a semplice vicaria, mentre Innocenzo X lo soppresse definitivamente; solo la chiesa rimase aperta al culto.
La chiesa, originariamente intitolata ai “SS. Silvestro Papa e Marco Evangelista”, ha poi cambiato la sua intitolazione in “San Giacomo Apostolo e S. Silvestro Papa”, fino a giungere all’attuale titolo.
Oggi la facciata, ristrutturata dopo il sisma del 1980, si presenta sormontata da un timpano triangolare con finestrone centrale e ricche lesene decorative laterali. Imponente, infine, la Torre campanaria posta sul lato sinistro dell’edificio.
CHIESA SAN ROCCO
L’interno della chiesa, come tutte le fabbriche romaniche, è a pianta rettangolare contraddistinta da tre navate, essendo state aggiunte all’impianto originario ad unica navata, le due laterali.
La navata centrale, più alta, è tagliata da un transetto e un abside appena accennato, mentre le navate laterali sono contraddistinte da cappelle ed altarini con altrettante volte, originariamente a crociera, che si differenziano dalla singola e grande volta presente nella navata centrale. Altra caratteristica peculiare è la presenza dei matronei al di sopra delle navate laterali, ovvero di veri e propri loggiati, aperti verso la navata centrale, destinati ad accogliere le donne.
Nell’abside è collocato, in posizione centrale, l’altare maggiore in marmi policromi, sormontato da una nicchia con la statua dell’Incoronata del Merliano. Ai piedi del piccolo altare da cui attualmente vengono celebrate le funzioni religiose è possibile ammirare una reliquia ossea di San Silvestro. Notevole pregio artistico rivestono, infine, il fonte battesimale, forse risalente al diciasettesimo secolo, alcuni dipinti settecenteschi provenienti dal Monastero dell’Incoronata e l’organo a canne, in posizione opposta all’altare.
La navata sinistra cattura l’attenzione del visitatore per la presenza della statua lignea del patrono di Sant’Angelo a Scala, San Michele Arcangelo nell’atto di uccidere il demonio; la statua lignea è stata riportata al suo originario splendore grazie ad una completa opera di restauro avvenuta nel lontano 1999.
La navata sinistra è, infine, caratterizzata dalla presenza della cappella di San Silvestro, la quale sbilancia graficamente la pianta creando una certa dissimmetria.
La cappella è un vero scrigno di opere d’arte. Infatti, è possibile ammirare la bara dorata con all’interno la statua di San Silvestro, l’indulgenza plenaria e per 100 giorni concessa da Papa Pio IX il 30 agosto 1870 a tutti i fedeli che visiteranno questa chiesa o il santuario di San Silvestro, sulla volta, un dipinto raffigurante la Madonna con Bambino di autore ignoto, l’ostensorio in oro contenente una reliquia di San Silvestro e il dipinto sul pavimento donato alla chiesa da Giuseppe Vaccarella e dai figli Pasquale, Lucio ed Elio; sulla volta, infine, un dipinto raffigurante la Madonna con Bambino di autore ignoto.
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