Risposta ad una richiesta di spiegazione sulle strategie di difesa da molestie e mobbing
Per la mini-rubrica “SorprendenteMente” questa settimana risponderò ad una richiesta di un/a lettore/rice del/la quale, come già sapete, tutelerò la privacy omettendo tutti i riferimenti che potrebbero condurre alla sua identità. Approfitto, inoltre, per ricordare a chi ci segue che non posso pubblicare le risposte in modo istantaneo perché, nonostante le legga in tempo reale, ci sono delle scelte e dei tempi tecnici da rispettare in merito all’ordine degli stessi articoli. In ogni caso, assicuro la risposta a tuti coloro che porranno domande. Ciò detto, di seguito riporto alcune frasi estrapolate dagli scritti del/la lettore/rice in questione utili allo sviluppo dell’approfondimento chiarendo che i puntini sospensivi staranno ad indicare parti del discorso omesse a fini della suddetta tutela così come gli asterischi per nascondere il genere.
“Gentile Dottoressa … ho letto ciò che ha scritto e purtroppo mi sono completamente ritrovat* nelle sue parole, soprattutto rispetto ai fatti che mi sono accaduti e purtroppo anche sulle conseguenze che ho subito. Le chiederò una cosa, ma la prima cosa che voglio dire è che mi sono fatt* coraggio e ho proceduto per vie legali perché la gente lo deve sapere che le cose non si fermano a ciò che ti fanno sul lavoro, ma poi ci fai i conti a casa e nella vita fuori da là. E quindi le ingiustizie non devono restare impunite e soprattutto quegli individui devono capire che non possono fare ciò che vogliono in barba ai diritti umani. Comunque ho subito pressioni assurde che mettevano a dura prova anche le mie capacità lavorative ….. a casa non ne parliamo proprio perché mi sembravo veramente un* stonat* e non ero più io. … In conclusione, volevo chiederle di dare qualche suggerimento per poter arrivare preparati anche nell’iter legale perché non è giusto avere il danno e la beffa. Non è facile provare di aver subito delle cose …… Grazie in anticipo per la sua risposta. …”
Gentile lettore/rice, è bello sapere che non si sia arreso/a di fronte a tutto ciò che le è accaduto e le assicuro che questa grinta le sarà di aiuto soprattutto nella ripresa emotiva. Spero che molti seguano il suo esempio denunciando gli illeciti e chiedendo supporto sia ad un legale che ad uno psicoterapeuta. Sicuramente comprendo che non sia facile avere “prove adeguate” a sostegno di ciò che denuncia, ma rispondendo alla sua esplicita domanda, mi sento di suggerire quanto segue.
In primis vale il discorso che abbiamo fatto nell’articolo precedente ove è necessario confidarsi con qualcuno, segnalare comportamenti inappropriati, mettere per iscritto quanto sta accadendo, conservare email, messaggi ecc.. Poi, per meglio ricordare il contesto e gli episodi, non che i presenti e tutto ciò che può essere utile, voglio riportare, inoltre, il “ciclo della riflessività di Gibbs” che serve anche a contestualizzare l’evento il più possibile. È un processo diviso in fasi. La prima fase è quella della DESCRIZIONE : il luogo dell’episodio, il motivo della presenza, le azioni che si stavano svolgendo, alla presenza di chi altri, il motivo della loro presenza e le azioni che stavano svolgendo anch’essi. Ancora riguarda il focalizzare che cosa sia accaduto, che ruolo si è avuto nell’episodio, che ruolo abbiano avuto gli altri nello stesso e cosa è stato determinato. A seguire vi è la fase delle SENSAZIONI in cui si cerca di chiarire ( soprattutto a se stessi) quali emozioni sono state provate per tutta la durata dell’evento distinguendole una ad una. Poi vi è la fase dell’ ANALISI che riguarda la visione lucida ed oggettiva degli eventi analizzando le cose che rientrano nell’adeguatezza della progettualità d’azione (per esempio le ose che sono andate bene), fino a che punto e cosa non è stato funzionale sia negli eventi che nei comportamenti. Ciò riguarda sia se stessi che gli altri presenti: per esempio comprendere in che modo gli altri abbiano contribuito al verificarsi della situazione in esame. La fase delle CONCLUSIONI riguarda sia la consapevolezza e la presa di coscienza sulle conseguenze dei propri comportamenti e di quelli degli altri che il cercare di capire cosa si sarebbe potuto evitare ed in che modo. L’ultima fase è il PIANO CORRETTIVO che consiste in una ricerca di soluzioni da attuare di fronte ad un’altra evenienza simile. I passaggi appena esplicitati nonché quelli riferiti precedentemente, saranno utili e funzionali soprattutto se si vorrà procedere per vie legali, come sarebbe opportuno fare e, allo stesso modo, sarebbe auspicabile effettuare anche un percorso psicoterapeutico.
Non mi stancherò mai di ripetere che è di fondamentale importanza rivolgersi sempre a figure professionali di specifica competenza che possano sostenervi e guidarvi in modo adeguato.