Rieccoci con “SorprendenteMente”, la nostra mini-rubrica di psicologia che puntuale ritorna ogni settimana per proporre argomenti di interesse. Oggi parliamo della sindrome di Charles Bonnet, avvocato, filosofo e naturalista di Ginevra che la riscontrò in suo nonno. Il nonno si chiamava Charles Lullin ed aveva una grave forma di cataratta ed era arrivato a 97 anni con una grave compromissione della vista. Rivelò al nipote di vedere “cose” che in realtà erano allucinazioni. L’elenco delle “cose” che si possono vedere con la sindrome di Charles Bonnet è infinito perché comprende una vasta gamma di “immagini” che interagiscono e possono tanto essere innocue e piacevoli, quanto spaventose e terrificanti. Il fatto è che chi soffre di questo disturbo difficilmente confida ciò che vede agli altri in quanto è risaputo che le allucinazioni siano un chiaro segno di disturbo mentale e quindi teme che gli venga attribuita la diagnosi di demenza o che sia etichettato come “pazzo”. In realtà le allucinazioni iniziano quando le persone affette da questo disturbo, pur vedendo ancora, stanno subendo una costante e graduale diminuzione della vista, speso a causa della degenerazione maculare senile o anche per via del glaucoma, della cataratta o del diabete. Non si ha certezza assoluta sulla causa ma la teoria che “va per la maggiore” sostiene che gli stimoli visivi ridotti dalla malattia oculare siano in qualche modo compensati dal cervello. In estrema sintesi, non me ne vogliano gli esperti, pare che il flusso di informazioni provenienti dagli occhi giunga alla corteccia cerebrale visiva che, trovandolo incompleto a causa della patologia oculare, prima di consegnarli al resto del cervello, lo compensa interpretandone i dati a modo suo. Da qui le allucinazioni che hanno delle caratteristiche specifiche. Il soggetto che le sperimenta è cosciente di ciò che accade e le allucinazioni si sovrappongono alla realtà oggettiva senza sostituirla. Praticamente se una stanza della casa ha un certo tipo di arredo, il soggetto vedrà quella realtà, ma arricchita con oggetti e/o persone che non ci sono, quindi, in soldoni, il soggetto vede la stanza per com’è, ma il suo cervello aggiunge immagini che non esistono. Queste, arrivano e scompaiono in modo casuale e le immagini sono più vivide e chiare di quelle percepite nella realtà proprio perchè il soggetto non ha una vista sana. Tali tipologie di allucinazioni scaturiscono più spesso reazioni di sorpresa e raramente timore e si verificano in maggior modo quando c’è una variazione notevole degli stimoli sensoriali o in caso di sovraccarico da stress. Quanto detto si traduce in dati importanti perché differenziano i soggetti affetti da tale patologia oculare da quelli affetti da patologie mentali di un certo rilievo in cui le allucinazioni sono una totale sostituzione della realtà.
In passato, specie in merito alle persone anziane, si è subito pensato alla diagnosi di demenza senile, ma non bisogna ignorare la possibilità della sussistenza della sindrome di Charles Bonnet, soprattutto al cospetto di diabete, cataratta, glaucoma o quanto espresso precedentemente in questo articolo. Quindi se riscontrate tali sintomatologie o le notate nei vostri cari, specie se persone anziane, non esitate a rivolgervi a specialisti al fine di non sbagliare la diagnosi e di conseguenza la farmacoterapia.