Sconcerto ad Avellino scene di guapparia in Consiglio comunale dopo le frasi del Presidente Ugo Maggio all’ex Consigliere regionale Todisco
Politica e dintorni – “Ma se ‘o trovo a Todisco ‘o resto ‘n derra, ehI”, “Dingello che non si facesse veré, ché ci scasso a faccia!”
Le seguenti frasi non sono state riportate da un episodio di Gomorra o da un film di Mario Merola, ma bensì dal Presidente del Consiglio Comunale di Avellino Ugo Maggio, noto e stimato medico avellinese durante i lavori dell’ultima assise comunale monotematica relativa alla realizzazione del nuovo stadio di Avellino.
All’origine delle dichiarazioni shock ci sarebbe stata la richiesta della Consigliera di minoranza Alessandra Iannuzzi, e riferimento di Francesco Todisco di presentare una mozione far rispettare il regolamento del Consiglio comunale, rivolta proprio al Presidente Ugo Maggio, il quale incurante di telecamere e giornalisti presenti e rivolgendosi al il Sindaco di Avellino Gianluca Festa le frasi sopra riportate indirizzate all’ex Consigliere regionale Francesco Todisco, con lo stesso primo cittadino che invece di prendere le distanze o di redarguire lo stesso Maggio si limitava ad annuire con capo.
L’ondata di indignazione e di solidarietà è scattata immediata da parte della minoranza del Consiglio comunale e di gran parte delle classe politica locale, oltre che di una ampia fetta di privati cittadini, sdegnati e shockati per la violenza verbale espressa da un uomo che dovrebbe essere d’esempio per i delicati ruoli che ricoperti sia all’interno dell’amministrazione sia dal punto di vista professionale e si fa sempre più ampia la platea che invoca le sue dimissioni.
Al di la di quale sarà il destino di Ugo Maggio alla guida dell’assise comunale sarebbe cosa opportuna e gradita da parte della classe dirigente irpina quella di fare memoria degli avvenimenti che negli ultimi tempi hanno contraddistinto la cronaca locale, ovvero le vicende legate al nuovo clan Partenio, lo scioglimento del Comune di Pratola serra per infiltrazione mafiosa, e l’aumento della microcriminalità che ha raggiunto il suo exploit nell’omicidio di Roberto Bembo la mattina di Capodanno.
Le fiaccolate e le marce in memoria di Tizio e Caio serviranno come fumo negli occhi, mentre le scene di guapparia in Consiglio comunale non faranno altro che confermare il totale disinteresse delle istituzioni nei confronti di temi quali legalità e giustizia utilizzati solamente come sport elettorali.