Nulla da fare per il salario minimo, il Centrodestra boccia la proposta avanzata dal M5S nell’ultima campagna elettorale
Politica e dintorni – Salario minimo? No grazie, l’Esecutivo dei centrodestra boccia a proposta avanzata dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
In una recente classifica stilata da diversi istituiti nazionali ed europei sui singoli statti aderenti all’Unione Europea è emerso il dato abbastanza eloquente ed allo stesso tempo mortificante che vede il nostro paese come uno dei pochi della Comunità Europea a non prevedere un salario minimo per i lavoratori dipendenti, nonostante una recente Direttiva comUitaria invitava le singole legislature nazionali ad intervenire in merito.
Tale strumento fosse presente consentirebbe a molti cittadini di poter ridurre drasticamente il numero di persone ricadenti nella cosiddetta “soglia di povertà”, platea allargatasi da due anni a questa parte a causa di vari fattori come pandemia, inflazione ed in ultimo il recente conflitto tra Russia e Ucraina.
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito l’impegno del Governo ad attuare riforme che possano venire incontro alle esigenze della classe media, ma che non risultano tutt’ora specificate, e di cui difficilmente sentiremo parlare nell’immediato futuro, lasciando spazio a numerosi interrogativi sulla sincerità delle parole pronunciate del Premier.
Questa decisione però non deve sorprenderci più di tanto in quanto l’attuale squadra di Governo insieme alla maggioranza parlamentare è espressione del plebiscito elettorale avuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega nelle regioni settentrionali, notoriamente espressione della grande industria e conseguentemente degli imprenditori che giocoforza non guarderebbero di buon occhio norme a favore della classe levoratrice.
Il rimprovero dovrebbe essere indirizzato a quella parte della sinistra, specie quella afferente al PD che negli ultimi otto anni è stata spesso al Governo attraverso le varie esperienze quali Renzi, Gentiloni, Conte ed in ultimo l’esecutivo tecnico guidato da Mario Draghi, peraltro fortemente appoggiato dal PD, in particolar modo dal segretario uscente Enrico Letta.