Le elezioni regionali 2023 in Lombardia e Lazio segnano una doppietta del centrodestra, ma a colpire è il crescente astensionismo
Politica e dintorni – Elezioni regionali 2023, come ampiamente previsto dai sondaggi a vincere i due round è stato il centrodestra, il Lazio con la vittoria di Francesco Rocca “cambia colore”, mentre la Lombardia rimane nelle mani del Presidente uscente Attilio Fontana.
Di umore completamente opposto i schieramenti, che vedono proseguire sulla stessa onda di settembre l’orientamento di voto degli italiani, o meglio di coloro che hanno esercitato tale diritto, a questa prima tornata elettorale del 2023 è stato proprio il crescente astensionismo, arrivato a toccare percentuali impressionanti.
Rispetto alle stesse consultazioni di soli cinque anni fa il calo dei votanti è stato superiore ai trenta punti percentuali, basta pensare che solo nel 2018 lo stesso Attilio Fontana ha visto raccogliere un milione di voti in meno, passando da 2.793.369 a 1.774.477 preferenze, un dato che anche non è stato oggetto di argomentazione nel discorso di rito del Presidente lombardo.
Discorso simile in termini di affluenza nella Regione Lazio, dove in questo caso si è verificato un cambio di passaggio di consegne tra i due schieramenti, in questo caso però il Presidente uscente Nicola Zingaretti non figurava nemmeno tra i candidati.
Ovvio però che anche tra i vincitori il dato dell’astensionismo non potrà essere che di monito, visto che è lecito dire che le Regionali 2023 abbiano visto la doppietta del centrodestra anche per l’assenza di valide alternative agli occhi dell’elettorato, preso da mille divisioni interne, il mancato riproporsi il binomio PD-M5S già saltato per le Elezioni politiche, ed un terzo polo che da poco formatosi non gode di un consenso popolare tale da rappresentare un alleato utile per una formazione politica che deve rincorrere in termini di percentuali i propri avversari.
Tornando al dato sull’astensionismo, volendo tracciare un’identikit del non votante emerge che in questa categoria rientrino perlopiù: disoccupati, coloro che non posseggono un diploma di scuola superiore, donne, ed insoddisfatti della classe politica in generale, persone che fino a pochi anni fa avrebbero utilizzato il diritto di voto per manifestare il loro dissenso allo scopo di lanciare un monito alle istituzioni, ma che al giorno d’oggi preferiscono esprimere il loro risentimento nella politica andando ad ingrossare il consenso del nuovo partito di maggioranza, e cioè quello del non voto.