Politica e dintorni – Reddito di cittadinanza, che destino riserverà il nuovo governo a questa misura tanto acclamata ma allo stesso tempo tanto contestata?
Le ipotesi sono molte ed abbastanza diverse tra di loro, c’è chi propone di lasciare invariata la norma che lo disciplina, altri propongono di modificarne il meccanismo, infine c’è chi ne vorrebbe l’abolizione totale in favore dell’adozione di misure considerate meno assistenzialistiche e più incentrate sulla disciplina lavoristica.
Il reddito di cittadinanza, approvato dal Governo Conte I ha sortito effetti assai variegati tra di loro: da una parte istituti come l’INPS ne hanno accertato la funzionalità in tema di contrasto alla povertà, altri dati dimostrano ne dimostrano i limiti e la possibilità di percepirlo ingiustamente, specie da parte di malviventi, evasori fiscali o semplici scansafatiche.
L’esigenza che ha spinto a suo tempo l’esecutivo “giallo-verde” a votare tale misura è stata per l’appunto quella di porre un argine alla povertà dilagante specie in determinate zone del paese, emulando tra l’altro altri stati europei che già da decenni a sperimentare peraltro con successo provvedimenti simili, che per via di una certa frettolosità non ha raccolto gli effetti desiderati.
Giunti ormai alla fine della campagna elettorale molti candidati hanno cambiato la loro posizione in merito alla possibilità di abolire il Reddito di cittadinanza consapevoli dell’impossibilità nel far fede alle loro intenzioni e soprattutto del fatto, come di redente ammesso da più di uno di loro che il meccanismo di questa legge possono favorire il fenomeno già assai diffuso dello scambio di voto, e che potrebbe portar via fior di potenziali elettori nel prossimo futuro.
Da qui a qualche mese avremo una risposta al nostro interrogativo, sperando che eventuali modifiche possano essere apportate sempre al rialzo dell’offerta e della qualità.