Racconti d’estate: Fare la spesa e pagarne le spese.
Ad Avellino, per il Ferragosto c’è festa grande, per l’assunzione della Vergine Maria in Cielo. Da bambina pensavo fosse l’ occasione per festeggiare un posto di lavoro al servizio divino e adesso che sono cresciuta (almeno si spera) non nutro entusiasmo per certi avvenimenti celesti, che però sono parte integrante delle mie radici, per cui, mi rallegrano.La tradizione vuole la grande abbuffata, come tutte le ricorrenze a carattere religioso, dopo una vigilia spartana a base di pane e melone, perchè è rigorosamente vietato mangiare carne il giorno prima del luculliano banchetto; mia suocera, custode delle tradizioni, raccontava che era d’uopo, la vigilia di Ferragosto, cucinare gli spaghetti con il latte, ma soprattutto, era ‘divinamente’ vietato lavorare nei campi nel giorno dedicato a Maria che viene acconta nel Regno dei Cieli.E per avallare la sua teoria sulla ‘vendetta divina’ verso chi non fosse stato rispettoso per tale divieto, raccontava aneddoti che narravano disgrazie ai poveri avventori, che il quindici agosto, invece di andare il chiesa a ringraziare la Vergine, magari restavano nei campi a ‘sarrecare’ le patate. L’episodio più inquitante, che ancora si racconta, accadde tra Ariano e Montecalvo, in località Malvizzo o Malvizzi: c’erano dei contadini intenti a zappare, quando arrivò un monaco che li invitò a posare le vanghe e andare a messa; quelli non gli diedero ascolto, continuando a lavorare. Furono risucchiati dalla terra, sparendo per sempre: esiste in questo luogo un misterioso lago a forma di ferro di cavallo da cui sgorgano emissioni gassose.Mah!Le campagne a favore dei polli e degli agnelli non dovrebbero essere diffuse solo a Pasqua e a Natale, ma anche a Ferragosto, almeno qui in Irpinia.Per inbandire la tavola, in questa occasione, sebbene c’è aria di vacanza, i supermercati sono sovraffollati. Questa mattina sono incappata nell’avellinese medio , alle prese con la spesa dell’ Assunta. Una coppia di sessantenni ( almeno credo) sono entrati prima di me, al solito supermercato; ho urtato la signora con la borsa. – Eh…signorì, cu sta borsa accussì grossa ! -Mi ha chiamata ” signorina”…Il marito spingeva il carrello con i gomiti, a testa bassa, forse sognando una spiaggia deserta, al posto di un negozio affollato. – Pasquà, nu dorme ! – lo ha reguardito la moglie.Ad un certo punto ha allungato il braccio che guidava il carrello per prendere una crema da barba. – Posa, tieni ‘ o rasaio elettrico ! – gli ha detto la consorte, fulminandolo con un ‘ occhiataccia occhialuta.Poi le è squillato il telefono: doveva essere la figlia, perché parlavano della ruvidezza della lasagna.- Pasquà, fa una foto alla lasagna, ha detto Mariella , per vedere se va bene – e gli ha passato il telefono.Era propria la figlia, o al massimo la nuora .Il povero Pasquale ha inquadrato il banco frigo come se fosse il culo di una bella donna e ha fatto scatti multipli, che alla consorte non sono piaciuti. – Pasquà, manco ‘ na fotografia sai fa ! — Di a tua figlia che è finito il rullino -E quella ci ha creduto!Alla cassa , Pasquale ha fatto passare una signorina con pantoloncino inguinale degna del calendario Pirelli. – Stu rimbambito ! – gli ha gridato.Giunti alla macchina, la moglie dettava le direttive per posizionare le buste: – Questo mettilo là, questo qua… -Assù, finiscila di comandare, la vita non è un comandamento – finalmente si è ribellato. Pasquà, ovunque tu sia, ti tengo nel cuore.E auguri alla signora.
Carmela D’Auria