La produzione letteraria e cinematografica di Pier Paolo Pasolini ha avuto come oggetto di ricerca la lingua friulana e italiana, compresa quella delle borgate romane, ma soprattutto ha puntato l’obiettivo sulle condizioni di vita dei contadini friulani e degli abitanti della periferia degradata di Roma. I suoi articoli, mai compiacenti il sistema, hanno evidenziato apertamente le cause dei problemi del nostro Paese e per questo si delineano quanto mai attuali. Se volessimo scandagliare l’esistenza di Pasolini e fissarne l’evoluzione, dovremmo distinguere due periodi: la fase friulana e quella romana, alle quali corrisponde una vastissima produzione letteraria. Pasolini infatti è stato un insegnante, un poeta, uno scrittore, un regista, un giornalista, che ha fatto della sua vita una continua ricerca.
Nel 1921 Carlo Alberto Pasolini, tenente di fanteria, di famiglia aristocratica ravennate, con tendenze all’alcolismo, sposa Susanna Maria Colussi, maestra elementare, scrittrice ed attrice, nata a Casarsa nella Delizia in Friuli. Pier Paolo nasce a Bologna il 5 marzo 1922 e dopo di lui il fratello Guido Alberto.
Il difficile rapporto tra i genitori favorisce l’attaccamento materno ai figli e determinerà in Pier Paolo un certo antagonismo nei confronti del padre, di ideali fascisti.
La famiglia è costretta a seguire gli spostamenti di Carlo Alberto, ma Casarsa resta un punto di riferimento stabile, perché luogo di innocenza e di memoria, dove la famiglia trascorre le vacanze.
Sarà la madre la sua musa: sarà proprio lei che lo avvierà alla poesia.
“E’ stata mia madre che mi ha mostrato come la poesia possa essere materialmente scritta e non solo letta a scuola. Misteriosamente un giorno, un bel giorno, mi presentò un sonetto, composto da lei, in cui esprimeva tutto il suo amore per me. Qualche giorno dopo, scrissi i miei primi versi.”
Si distingue negli studi e a diciassette anni si diploma al liceo classico. Si iscrive a Lettere e pubblica Poesie a Casarsa, una raccolta di componimenti in dialetto friulano, violando il regime che non consente la pubblicazione di poesie in dialetto.
Intanto la guerra imperversa e con la famiglia è costretto a sfollare a Casarsa, ma subito dopo è indotto ad arruolarsi a Livorno. Quando però i tedeschi gli ordinano di consegnare le armi, lui diserta e si rifugia con la madre e il fratello in Friuli a Versuta, dove organizza una scuola privata per i figli dei contadini, anche se poi nel 1944 la scuola sarà ritenuta illegale e chiusa.
La morte del fratello Guido, vittima di una guerra intestina al movimento partigiano di cui fa parte, sarà devastante per Pier Paolo, che si lega maggiormente alla madre.
Fonda l’Academiuta di lenga furlana, un istituto che ha l’intento di conferire dignità linguistica e letteraria al vernacolo friulano esclusivamente orale.
Con la fine della Guerra si laurea a pieni voti con una tesi sulla lirica pascoliana, la cui poetica del fanciullino lo affascina e lo influenza.
Nel 1947 si iscrive al Partito Comunista Italiano, anche se gli intellettuali comunisti friulani non lo guardano di buon occhio per il suo uso della lingua del popolo.
Comincia ad insegnare e riscuote un discreto successo per i suoi scritti, ma viene allontanato poi dalla docenza, per problemi giudiziari, che lo indurranno a trasferirsi a Roma con la madre, dove riprenderà ad insegnare in una scuola di Ciampino.
L’esperienza delle periferie romane lo portò a trasferire la mitizzazione delle campagne friulane alle borgate romane, dove tra gli stracci e i ragazzi di vita, ritrovava la vera essenza dell’essere umano contrapposta alla fatuità del mondo borghese.
Lascia l’insegnamento e pubblica La meglio gioventù, la più celebrata delle sue opere in versi: è il 1954.
Si va affermando come scrittore e pubblica Ragazzi di vita nel 1955, che suscita scandalo, in quanto Pasolini mette in luce il degrado sociale del sottoproletariato urbano, descrivendo coloro che nelle borgate romane vivono di espedienti.
Nel 1957 esce Le ceneri di Gramsci, una sinossi poetica, per il quale ottiene il Premio Viareggio e nel 1959 pubblica Una vita violenta, “la storia di un debole che per forza deve essere forte, in un mondo dove ciò è obbligatorio.”
Insieme agli amici Alberto Moravia ed Elsa Morante compie un viaggio in India di cui parlerà ne L’odore dell’India nel 1962.
Intanto riscuote successo con Accattone col quale partecipa alla Mostra del Cinema di Venezia.
Seguiranno tanti film tra cui Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, La terra mai vista dalla luna, Teorema, Porcile e Medea, La trilogia della vita o del sesso: Il Decamerone, I racconti di Canterbury ed Il fiore delle mille e una notte.
Sempre pungenti e mai allineati i suoi articoli in cui identifica le cause dei problemi dell’Italia di quegli anni, che risultano straordinariamente attuali. Egli ha il coraggio della verità e non ha paura di affondare il suo occhio critico nella realtà. Per Pasolini il sistema capitalistico, l’indegnità del sistema politico, la manipolazione del denaro pubblico, l’uso illegale degli enti, come il Sid, la responsabilità dello Stato nelle stragi, la distruzione urbanistica e paesaggistica dell’Italia sono solo alcune delle cause che determinano i problemi dell’Italia del suo tempo.
Prende posizione per l’aborto, una sorta di legalizzazione dell’omicidio, la sessualità e le contestazioni giovanili.
Collaborò con il Corriere della sera con interventi critici sui problemi del Paese che confluirono ne Gli scritti corsari.
La mattina del 2 novembre del 1975 fu trovato cadavere all’idroscalo di Ostia: il corpo massacrato.
Il reo confesso Pino Pelosi, uscito dal carcere nel 2005, ha poi ritrattato. Sono poi sparite alcune parti del Manoscritto Petrolio, un’inchiesta sugli interessi in gioco sulla vicenda ENI. MONTEDISON, che vedeva coinvolti molti personaggi illustri sulla morte di Enrico Mattei.
“Io me ne starò là, sulle rive del mare, solo o quasi, sul vecchio litorale di Ostia o Bombay è uguale. Comincerò piano piano a decompormi, nella luce straziante di quel mare, poeta e cittadino dimenticato.”