Arrestato l’assassino di Francesco Pio Maimone, 18enne ucciso a Napoli con un colpo d’arma da fuoco.
Nella notte tra domenica 19 marzo e lunedì 20 marzo, presso gli chalet del Lungomare di Mergellina, a Napoli, assistiamo ad un tragico episodio, nè il primo nè l’ultimo, purtroppo, di una lunga serie.
Muore un ragazzo di 18 anni: Francesco Pio Maimone, ucciso a colpi di pistola. La vicenda in cui si è trovato coinvolto non lo riguardava: nella folla, qualcuno pesta il piede ad un ventenne involontariamente (alcuni affermano che sia caduto del vino) , il quale reagisce tirando fuori una pistola semiautomatica e facendo esplodere diversi colpi. Inizialmente spara in aria, poi ad altezza d’uomo, l’obiettivo dei proiettili scappa e Francesco Pio viene colpito, si accascia a terra sentendo dei forti dolori al petto, poco dopo muore. A distanza di pochi giorni, è stato identificato l’assassino: Francesco Pio Valda, stesso nome della vittima. Attualmente è in carcere, difeso dall’avvocato Antonio Iavarone, per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere, e non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Francesco Pio Valda era già stato arrestato, circa tre anni fa, per spaccio di droga, ma, essendo all’epoca minorenne, si tentò il recupero con la “messa alla prova”, la quale riuscì bene e il reato fu estinto. In quel periodo aveva lavorato come pizzaiolo, ma in poco tempo, la sua strada si è nuovamente inclinata, stavolta con un’accusa ben più grave. Suo padre, Ciro, è stato ucciso in un agguato nel 2013, mentre il fratello è detenuto. Riguardo Francesco Pio Maimone, la famiglia e gli affetti hanno dichiarato fosse un grande lavoratore, lavorava in una pizzeria, ma sognava di mettersi in proprio, voleva informarsi riguardo il progetto dedicato ai giovani italiani, “Resta al Sud”. Uno dei suoi amici più cari, Carlo Chiaro, ha ribadito, in un’intervista a Rai 2, la grande forza di volontà del suo amico, oltre che come pizzaiolo, aveva lavorato anche come muratore ed idraulico; Carlo afferma, inoltre, che Francesco Pio Maimone non aveva mai voluto partecipare a nessun tipo di litigio, rimanendo sempre estraneo dinanzi a faccende spiacevoli. È per queste ragioni che la notizia della sua morte è ancora più avvilente, e la sua famiglia merita giustizia.
Sono sempre più frequenti tra i nostri giovani intimidazioni e gesti di violenza, talvolta anche solo per uno sguardo involontario. Reagiscono violentemente , spesso senza motivo, o per motivi futili, in alcuni casi fomentati da sostanze come alcol e droga. Queste vicende, inevitabilmente, ci appartengono: è necessario, da parte di famiglie ed Istituzioni scolastiche, educare le nuove generazioni a riconoscere e gestire le emozioni, anche le più distruttive ,attraverso percorsi di alfabetizzazione emotiva, affinché non vengano travolti da emozioni dirompenti, come l’ira, le quali spesso sfociano in simili tragedie.