Rieccoci con “SorprendenteMente”, la nostra mini-rubrica di Psicologia. L’argomento di oggi è la musica. Ho scelto di trattarlo perché in questo periodo c’è stata la possibilità di riprendere a fare ( ed andare a) concerti e la cosa mi ha fatto riflettere. Ho notato soprattutto la reazione della gente e l’approccio a tali eventi. Prima però voglio precisare una cosa: non c’è vita nella quale almeno una volta la musica non abbia fatto da padrona.
Come la psicoterapia, la musica è capace di far soffermare le persone sui propri vissuti e far vivere loro le emozioni, anche quelle che nascondono. Ad esempio ci si ricorda della ninnananna che le mamme cantavano e della musica che si ascoltava da bambini. Quella di grande effetto è stata quella ascoltata e ricercata in adolescenza che ha fatto la differenza anche in merito alla personalità che di stava formando e che si voleva mostrare. La musica che ha accompagnato la crescita fino all’età adulta e che ha fatto da colonna sonora alle relazioni : sia esse amorose che amicali. La musica che si ascolta in macchina, in compagnia e quella che si ascolta con se stessi. Quella che si fa strimpellando con gli amici e quella che riporta indietro nel tempo offrendo la possibilità di rivivere emozioni e/o guardarle con una certa maturità. E sono sicura che mentre state leggendo queste parole, ad ogni riferimento fatto, abbiate pensato ad un determinato pezzo che è parte di voi. La musica accomuna le persone unendole : gente che non si conosce che condivide emozioni, che socializza e che elimina le barriere sociali. La reazione agli eventi musicali dopo anni di chiusura per la pandemia ha visto protagonista emozioni intense e positive, pur, tuttavia non totalmente scevre dal timore. Infatti non mancava una certa paura legata sia alla difficoltà di riaprirsi al mondo ed alla socialità, sia alla possibilità di nuovi contagi da Covid che purtroppo ancora è prepotentemente presente nel nostro Paese. Ma come non ricordare che quando c’era il lockdown la gente cantava sui balconi? Forse per sentirsi meno sola e/o per sentirsi parte di una società, per condividere uno stato d’animo, un’emozione e/o un ricordo. Bene sappiate che quei ricordi vi appartengono come questo momento in cui vi stiate dedicando le emozioni che emergono mentre leggete. E vi dirò di più: se dovessero capitarvi momenti in cui si vi sentite tristi ed avete voglia di canzoni ancora più tristi, cercate di evitare questa collusione con il vostro “sentire”. Questa modalità di “sofferenza autoinflitta” in modo ripetitivo è una cosa che spesso praticano gli adolescenti relativamente alle “pene d’amore”, che non migliora affatto la situazione: infatti così facendo, generando una specie di lup con sensazioni negative che creeranno ricordi negativi. Cercate dunque di rasserenarvi ascoltando pezzi che vi risultino almeno “non deprimenti”. Il risultato sarà notevole. Riguardo al genere, ovviamente è soggettivo e su questo non esprimo le mie preferenze per restare sulla modalità del “politicamente corretto”, ma so che qualche lettore si sarà fatto un’idea.