La nostra mini-rubrica di psicologia “SorprendenteMente” ritorna puntualissima anche questa settimana con una nuova proposta. Parleremo dei legami speciali e sono sicura che già solo nel leggere le parole “legami speciali” abbiate immediatamente pensato a qualcuno. Ebbene, spesso si dedica un pensiero ad una persona speciale con la quale si sente di avere un legame tanto forte quanto indescrivibile perché appartiene solo a chi lo vive e nessun altro può comprendere in toto. La versione “strong” di questa situazione si trova nella storia del “filo rosso”. Questa è una credenza particolarmente diffusa in Giappone collegata ad una leggenda cinese che, in sintesi racconta che ogni persona viene l mondo con un filo rosso invisibile legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla persona a cui è destinata. La versione romantica riguarda “il grande amore”, quella più easy, parla di “anima gemella”, ma, in ogni caso, secondo la leggenda, non importa quanto tempo dovrà passare e/o quante cose accadranno ad ognuno dei due: prima o poi si incontreranno e non potranno più fare a meno l’uno dell’altro perché il filo è fortissimo e non basteranno lunghe distanze o altre persone per poterlo rompere.
Vi riporto la storia.
“Durante la Dinastia Tang, un tale di nome Wei, i cui genitori erano morti quand’era molto giovane cercò per tanto tempo una donna da sposare e con cui creare una famiglia, ma non ci riuscì. Una sera, arrivò nella città di Song e in una locanda un uomo gli disse che la figlia del governatore sarebbe stata la donna giusta. L’indomani mattina, Wei incontrò sui gradini di un tempio un vecchio che leggeva un libro in una lingua incomprensibile e gli chiese cosa fosse. Il vecchio rispose che lui veniva dall’aldilà e che era lì per occuparsi delle faccende umane, soprattutto dei matrimoni. Disse a Wei che la sua anima gemella aveva solo tre anni ora e che avrebbe dovuto aspettare quattordici anni prima di incontrarla e averla tutta per sé. Così Wei, curioso, si fece accompagnare al mercato per vedere la sua futura sposa. Deluso dalla povertà in cui viveva la bambina, decise di ucciderla per essere sicuro di poter scegliere lui chi sposare. Mandò quindi un suo servitore ad accoltellarla e quando quello tornò, gli disse che l’aveva colpita in mezzo agli occhi. Wei proseguì più tranquillo la sua vita, dimenticandosi di quella storia. Trascorsero quattordici anni senza riuscire però a trovare una sposa adatta a lui. Ormai viveva nella città di Shangzhou, benestante, e il governatore di quella città gli offrì in sposa sua figlia. Finalmente Wei ebbe una moglie e incuriosito da una pezza che le copriva la fronte, le chiese dove si fosse procurata quella cicatrice. Lei rispose che all’età di tre anni un uomo cercò di ucciderla al mercato. Così Wei rivelò tutta la verità e capì che quel vecchietto del tempio aveva ragione:sin dalla nascita siamo destinati a qualcuno e che niente e nessuno può rompere quel legame.”
Questa storia sicuramente è lontana dai nostri giorni eppure ha un suo perché la cui morale spiega che non è possibile raggirare il fato “sull’amore destinato”. Io non mi esprimo in merito e ho già esplicitato che questo pezzo è provocatorio, ma una domanda ve la faccio. Tornando alla persona “speciale” che prima avete riconosciuto come tale, avete fatto di tutto per tenerla nella vostra vita con il ruolo “giusto”?
A voi le belle cose.