Lee Iacocca, l’emigrante visionario che fece la storia dell’auto
Motori – “Perché camminare quando puoi correre?” questa la frase che il “Signore di Detroit”, come fu definito dalla stampa dell’epoca, ha sempre avuto ben scolpita nella propria mente e lo ha guidato al successo nella sua lunga carriera da manager, e che attribuisce a suo padre nella nota autobiografia Lee Iacocca: an autobiography pubblicata nel 1984 e diventata in breve tempo un vero e proprio successo, superando ogni record editoriale.
Lido Anthony Iacocca, detto Lee, nasce il 15 Ottobre 1924 ad Allentown, sobborgo industriale legato alla produzione di acciaio nello Stato della Pennsylvania, figlio di Nicola Iacocca e Antonietta Perrotta, due immigrati italiani originari di San Marco dei Cavoti (BN), lì stabilitisi nei primi anni del ‘900 con la speranza di poter vivere anche loro il cosiddetto “sogno americano”, nel quale erano riposte le aspirazioni di milioni e milioni di emigranti che a quel tempo abbandonavano la propria terra natìa alla volta di quella grande nazione che fu definita “Land of Opportunity”.
Il “sogno americano” della famiglia Iacocca iniziò a prendere forma negli anni Venti, quando i genitori del futuro Direttore Generale della Ford aprirono un piccolo ristorante ad Allentown chiamato Yocco’s Hotdog. Il nome del locale Yocco’s derivava dal modo in cui gli olandesi del posto pronunciavano il cognome Iacocca, come ben spiega lo stesso Lee nella sua autobiografia.
Come molti suoi coetanei, anche il giovane Iacocca fu destinato allo studio dai suoi genitori, e i risultati di tanti sacrifici non tardarono certo ad arrivare, dato che si laureò a soli 21 anni in Ingegneria Industriale alla Lehigh University. Nel frattempo l’attività imprenditoriale dei genitori era cambiata, e dopo le difficoltà della grave crisi che colpì gli Stati Uniti tra la di fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, il padre di Lee possedeva alcune concessionarie di auto.
“Dopo i 25 anni voglio diventare milionario” è ciò che Iacocca diceva di sé nella nota autobiografia. La sua carriera professionale iniziò nell’Agosto del 1946, quando fu assunto alla Ford come ingegnere tirocinante, e in breve tempo, raggiunse i vertici dell’azienda. La grande opportunità arrivò però nel 1956 con la campagna “56 per 56 dollari” da lui ideata. In termini pratici si trattava di proporre al cliente l’acquisto di auto prodotte in quell’anno a 56 rate da 56 dollari ciascuno.
L’enorme successo che la campagna riscosse portò Iacocca a Dearborn, quartier generale della Ford Motor
Company, presso il quale percorse una brillante carriera che lo portò il 15 Ottobre di otto anni dopo, giorno del suo quarantesimo compleanno, a divenire Presidente della Ford Division.
In quella posizione riscopre le sue capacità di progettista e decide di partecipare attivamente alla creazione di alcuni modelli di successo dell’azienda quali la Ford Mustang e la Ford Escort, vere e proprie icone su ruote, ma anche di modelli meno fortunati come la Ford Pinto, presentata nel 1971, che dimostrò da subito gravi problemi di affidabilità. La carriera di Lee Iacocca alla Ford terminò nel 1978, anno in
cui l’azienda riportò profitti per un miliardo e 800 milioni di dollari, a causa dei ripetuti scontri con l’allora Amministratore Delegato Henry Ford II, nipote del fondatore dell’azienda. Il licenziamento rappresentò un duro colpo per il manager italoamericano, una vera e propria beffa del destino, che egli stesso descriverà nella sua autobiografia con parole divenute poi celebri: “Aspetta un po’. Non abbiamo ancora finito con te. Ora dovrai scoprire come ci si sente a essere sloggiato con una pedata dalla cima dell’Everest!”.
Non poteva immaginare che solo qualche mese più tardi, lo stesso destino gli avrebbe dato l’opportunità di guidare un’azienda che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo.
Circa 3 mesi dopo il licenziamento dalla Ford, Lee Iacocca divenne il nuovo Amministratore Delegato della Chrysler Corporation, in un periodo in cui l’azienda si trovava in seria difficoltà, era sul punto di uscire dal mercato a causa dei modelli Dodge Aspen e Plymouth Volare (automobili di cui Iacocca in seguito disse che non sarebbero mai dovute essere prodotte). L’opera di ricostruzione della Chrysler partì nel 1979, con
la richiesta al Congresso di un finanziamento pari a un miliardo e 500 milioni di dollari, con la motivazione che l’azienda era cruciale per l’economia americana. Il prestito servì a finanziare il progetto “Mini-Max” che, nel 1983, fu commercializzato attraverso Lee Iacocca, l’emigrante visionario che fece la storia dell’auto i modelli Dodge Caravan e Plymouth Voyager, i quali riscuoteranno un successo strabiliante. Le riforme di Iacocca permisero alla Chrysler di risollevarsi a tal punto da restituire il prestito concesso dal Congresso nel 1979, sette anni prima del previsto.
Cavalcando l’onda del successo, l’Amministratore Delegato divenne il volto pubblico della Chrysler, anche attraverso alcuni spot televisivi, celeberrimo è lo slogan “The pride is back”, come diceva negli spezzoni pubblicitari.
Nel 1992, dopo oltre 46 anni trascorsi ininterrotti “a servizio” dell’automobile, Lee Iacocca lascia la Chrysler per ritirarsi definitivamente a vita privata. Negli anni successivi al ritiro fino alla sua morte, avvenuta il 2 Luglio dello scorso anno, Lee Iacocca ha portato avanti numerose iniziative quali la ricerca contro il diabete, malattia di cui era affetta la prima moglie Mary, e la creazione della Fondazione Iacocca presso il municipio di San Marco dei Cavoti, unica sede internazionale affiliata allo Iacocca Institute, inaugurata nel 1997 in occasione della sua visita ufficiale al paese, come segno di gratitudine verso la terra che aveva dato i natali alle due persone che gli avevano permesso di “correre” verso il coronamento del “sogno americano”.