Fin dal momento in cui l’uomo è comparso sulla Terra ha dovuto spostarsi in cerca di acqua e cibo, che rispondevano al soddisfacimento dei suoi bisogni primari. Lo stesso popolamento del pianeta è avvenuto grazie agli spostamenti degli ominidi prima, dell’homo erectus, dell’homo faber, dell’homo sapiens e dell’homo sapiens sapiens poi , che dal cuore dell’Africa ha raggiunto e popolato l’Asia, l’Europa e L’Australia, per proseguire, attraverso lo Stretto di Bering ,in America.
Siamo quindi tutti discendenti di migranti, perché agli spostamenti era ed è tuttora legata la stessa sopravvivenza della specie umana. Poi pestilenze, carestie, guerre e disoccupazione sono diventate le cause degli spostamenti. I Fenici ed i Greci hanno colonizzato il Mediterraneo, i Barbari poi hanno occupato l’Impero Romano, determinandone il collasso. La scoperta dell’America ha spostato l’asse migratorio dal Mediterraneo all’Atlantico. Gli stessi Italiani sono stati migranti prima, durante e dopo le due Grandi Guerre del Novecento ed hanno sperimentato sulla loro pelle la durezza e la spietatezza di tale esperienza. Non sempre le migrazioni sono state dettate da motivazioni materiali; gli uomini hanno preferito lasciare il paese di nascita anche per spinte culturali ed esistenziali. La libertà di espressione, l’emancipazione dalla famiglia, la crescita culturale e la curiosità intellettuale hanno indotto gli uomini ad abbandonare la madrepatria.
Possiamo annoverare tra numerosi tipi di spostamento: il nomadismo, l’invasione, la diaspora, la deportazione, l’esodo, il colonialismo, l’esilio, la migrazione per lavoro, la migrazione turistica e le migrazioni forzate.
Negli ultimi decenni la migrazione globale ha raggiunto proporzioni mai viste prima. Secondo i calcoli delle organizzazioni internazionali attualmente circa 175 milioni di persone vivono lontano dalla loro patria. Di esse 19,2 milioni sono rifugiati e profughi di guerra. Circa due terzi dell’umanità vivono in paesi deboli economicamente.
Il crescente divario tra ricchi e poveri è la causa principale dei movimenti migratori.
Nel 1960 il quinto più ricco della popolazione mondiale disponeva di un reddito 30 volte superiore a quello del quinto più povero. Nel 1990 questa differenza di reddito è raddoppiata.
Tre paesi producono la metà dei rifugiati nel mondo e sono la Siria, l’ Afghanistan e la Somalia.
La popolazione aumenta e lo sviluppo economico ristagna, mentre la violenza e i soprusi costringono le persone a fuggire.
Filippo Grandi, Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati ha dichiarato: Un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore in mare ogni anno; sulla terraferma, le persone che fuggono dalla guerra trovano la loro strada bloccata da confini chiusi. La politica in alcuni paesi gravita sempre più verso restrizioni all’accesso alle procedure di asilo. Oggi viene messa alla prova la volontà dei paesi di collaborare non solo per i rifugiati, ma anche per l’interesse umano collettivo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spirito di unità.”