Siamo di fronte ad una silente violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, in quanto sarebbe preclusa agli individui la libertà di scegliere alimenti in base alla loro provenienza, attraverso l’imposizione di prodotti esteri, come le farine di grillo, carne sintetica ed altri orrori alimentali.
Nel dizionario si legge: “La parola uomo deriva dal latino homo, strettamente legata al termine humus ‘terra’, in particolare terra umida, acquosa, quindi coltivabile.”
L’etimo di ogni parola reca in sé le caratteristiche dell’oggetto denominato ed indica lo stretto legame tra la parola e la sostanza cui essa si riferisce.
Il binomio humus- homo ci riporta quindi al concetto di dipendenza alimentare, che si innesta tra i due predetti termini: l’uomo senza la terra non esisterebbe. Tale premessa si collega all’avanzata dei trattori lungo le arterie stradali ed autostradali di tutta Europa, Italia inclusa, a partire dagli ultimi giorni di gennaio 2024 ad oggi, senza soluzione di continuità. Migliaia e migliaia di agricoltori hanno guidato e continuano a farlo in queste ore i loro mezzi agricoli verso Bruxelles e verso le varie capitali, tra cui Roma, per manifestare il proprio dissenso in merito alle nuove linee operative dell’U.E. nel settore agrario.
Anche ad Avellino, e precisamente in Piazza Kennedy, gli agricoltori della bassa Irpinia hanno impiantato un presidio attivo dal 30 gennaio scorso, posizionando i loro trattori, giganti della campagna, balle di fieno e cartelloni nel settore occidentale dell’area, dove un tempo sostavano i bus dell’AIR, per protestare contro le direttive comunitarie che rischiano di minare alla base le attività agricole locali, nazionali e continentali.
La protesta dei contadini irpini é discreta, dignitosa e soprattutto pacifica, ma nel contempo determinata ad ottenere risposte concrete da parte delle istituzioni alle seguenti istanze:
1)L’annullamento del pagamento dell’Irpef sui terreni agricoli;
2)La tutela della produzione agricola made in Italy;
3)La diminuzione del prezzo del gasolio agricolo attraverso l’eliminazione delle accise relative a tale combustibile;
4)L’abolizione della turnazione ventennale dei campi che porterebbe all’impoverimento della produzione agricola italiana e al fallimento di numerose aziende agricole storiche e non, in cui sono stati investiti tempo e denaro non privi di sacrifici da parte dei proprietari;
5) L’ adozione di provvedimenti adeguati contro la fauna selvatica infestante i campi. (Cinghiali);
6) L’azzeramento delle importazioni dall’estero di prodotti agricoli non controllati a livello fitosanitario. (I protocolli fitosanitari italiani implicano una procedura precisa ed onerosa, ma tutelano il prodotto agricolo interno, a differenza dei prodotti esteri che non sono sottoposti a controlli di qualità.)
7)Il rifiuto di farine di grilli.
Il presidio degli agricoltori irpini ad Avellino è reso possibile oltre che dall’indefessa determinazione degli stessi, anche dalla vicinanza e generosità degli avellinesi, che sostengono i contadini protestanti, fornendo loro acqua, bibite e vivande oltre al container, donato loro da un privato, dove alloggiano la notte, alternandosi in una turnazione solidale.
Il comitato spontaneo, privo di una struttura verticistica e senza l’intermediazione dei sindacati del settore, da cui non si sono sentiti protetti e tutelati, ha chiesto di incontrare il Dirigente del Comparto Agricoltura della Regione Campania il 2 febbraio scorso. In sua vece il 7 febbraio 2024 la Dottoressa Maria Passari, Direttore Generale delle politiche forestali della Regione Campania ha ricevuto direttamente nel capoluogo irpino i rappresentanti del comitato, che hanno riferito le ragioni profonde ed urgenti della protesta, condotta in maniera pacifica alla presenza delle forze dell’ordine, che non hanno dovuto adottare misure volte a garantire la sicurezza. La Responsabile Regionale ha assicurato che le predette richieste saranno riportate ai vertici.
Il Parlamento Europeo, in quanto consesso dei rappresentanti di tutti gli Stati membri dell’U.E., deve assolutamente porsi in ascolto del grido di allarme che si è levato da coloro che si occupano di agricoltura e allevamento, sottovalutati da sempre, perché essi si occupano della produzione di beni primari senza i quali non è possibile la sopravvivenza sul nostro Pianeta.
La nostra cultura scolastica e verticistica pone alla base del triangolo sociale i contadini, i pescatori e gli allevatori, dando erroneamente loro scarsa importanza e valore. Dai prodotti della terra dipendiamo tutti, da coloro che ricoprono ruoli ai vertici del potere a coloro ch,e come i contadini, sono posti all’ultimo stadio della compagine sociale.
Senza la terra nessun uomo può vivere. La transizione ecologica non può avvenire a discapito del cibo salutare. Noi siamo quello che mangiamo: un assioma indiscutibile ormai.
Siamo di fronte ad una silente violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, in quanto sarebbe preclusa agli individui la libertà di scegliere alimenti in base alla loro provenienza, attraverso l’imposizione di prodotti esteri, come le farine di grillo, carne sintetica ed altri orrori alimentali.
Elena Opromolla