Nata a Napoli, laureata in lettere moderne presso la Federico II, con un Master di inglese conseguito presso la “American studies center” e uno in lingua spagnola conseguito presso la “Escola espanol”, Daniela Merola si è da subito interessata di comunicazione e informazione creando la fanzine “new power generation” dedicata alla rockstar Prince e ne ha curato tutta la lavorazione, dall’impaginazione alle risposte ai fans, ai contatti con i manager inglesi e americani del musicista. Si è occupata di musica per diversi anni, per poi dedicarsi al giornalismo sportivo prima e poi a quello culturale, che attualmente segue collaborando con diverse importanti redazioni giornalistiche.
Scopriamo insieme una donna eclettica e impegnata in diversi campi della comunicazione, del giornalismo e dell’organizzazione di eventi culturali, spaziando dalla musica al teatro. Scopriamo Daniela Merola, Blogger, promoter culturale, scrittrice e sceneggiatrice.
D. Daniela, nella tua completa e approfondita formazione in diversi campi, mi ha particolarmente incuriosita la creazione della fanzine “new power generation” dedicata alla rockstar Prince. A quando risale e com’è nata questa tua esperienza.
R. Grazie innanzitutto Elisabetta, un piacere essere intervistata da te. Guarda, è stata un’esperienza incredibile, da fan, sono poi diventata una reporter praticamente, mettendo insieme tutte le notizie sull’artista che arrivavano da tutto il mondo e così io e una mia amica abbiamo deciso di creare questo magazine ed eravamo nel 1990. Ero giovane e piena di entusiasmo, il mio sogno era di essere il direttore di un giornale e così, in forma amatoriale, è nata. E’ stato in quel momento che ho iniziato a studiare l’inglese, tutto sul campo ho imparato. Ho capito cosa significa essere un addetto stampa, avere rapporti con gli agenti e quant’altro. Una bellissima esperienza che è durata fino al 1999.
D. Prima di approdare alla scrittura con la pubblicazione dei tuoi lavori, hai un ‘ampia attività nel mondo del giornalismo. Come ti sei avvicinata a questo mondo e perché e quali sono oggi le tue collaborazioni.
R. Sin da piccola ho sempre scritto, preso appunti, ho raccontato storie mettendomi davanti allo specchio, improvvisando. Naturalmente ho studiato e mi sono preparata, tutt’ora studio per migliorarmi, per affinarmi, non si smette mai di imparare in qualsiasi campo di lavoro uno sia. Essere a contatto con gli altri colleghi, stare in una redazione ti fa crescere, ti fa capire che devi metterti al servizio degli altri,ascoltare innanzitutto, mai fare le primedonne, quelli/e che si parlano addosso, che accentrano l’attenzione, non si arriva da nessuna parte così, è solo vanagloria, vanità ed egocentrismo inutile. Ho imparato che per arrivare davvero alle persone bisogna coltivare l’empatia, la concentrazione, l’umiltà di sapere di non sapere, solo così si cresce e si diventa bravi. Le mie collaborazioni sono con le testate DG NEWS, ROAD TV, MOB MAGAZINE, WWW.ITALIA.EU e ho un magazine molto seguito, danielamerola.wordpress.com, un canale youtube Daniela Merola.
D. Dalla tua formazione, emerge anche un’accurata attività come organizzatrice di eventi culturali e di spettacoli. Ce ne parli?
R. Mi piace organizzare eventi e presentare libri, oppure spettacoli, mi piace presentare, che sembra facile, ma non lo è affatto, ogni volta mi preparo per bene e studio molto. Ho fatto esperienza con una radio in passato, mi è stato proposto un programma in radio per il 2023, ci sto riflettendo. Vedremo.
D: Giornalista, blogger, sceneggiatrice, formatrice, scrittrice: come fai a conciliare tutti i tuoi impegni con affetti, doveri e passioni?
R. Elisabetta, l’organizzazione è tutto. E poi ci sono anche i momenti morti, dove ho poco da fare, come pure periodi più intensi. Insomma, è una libera professione che a volte c’è, a volte no. Le mie passioni le vivo eccome, di sabato e di domenica, lo shopping, il calcio, il tennis, il mare, andare per musei, girare a piedi le mie tre città del cuore, Napoli, Roma, Gaeta. Gli affetti mi seguono a ruota, protestando anche.
D: I tuoi lavori editoriali intendono restituire un segnale di cambiamento? Come intendi la tua mission?
R. Mi piace scrivere storie nelle quali tutti possono riconoscersi, storie cosiddette vere, nate dall’istinto, dalla mia penna, nate dai racconti di mia madre e della sua famiglia, nate da conoscenze che ho avuto. Spero di raccontare storie di cambiamento, dove un qualcosa, anche di amaro e doloroso, possa servire a fare uno step in avanti, dovunque esso porti. La mia mission è quella di far vivere emozioni, le stesse che provo io mentre scrivo, di provare a creare un legame tra chi scrive e chi legge, lasciare una traccia della mia fatica, che si veda che mi sono impegnata, che non ho copiato, né scimmiottato filoni letterari, né che ho organizzato storie a tavolino, sono cose che detesto, la mia scrittura è libertà, è questa la mia mission e spero che il pubblico lo capisca.
D. Rispetto ai tuoi esordi editoriali c’è qualcosa che è cambiato? Rispetto anche alle tue prime esperienze di approccio alla scrittura?
R. Tutto è cambiato, io sono una vorace delle parole, le ho mangiate letteralmente, sminuzzate, smontate, eliminate, riversate sulla carta, crude e senza filtri. Diciamo che prima ero istinto al 100% e basta, lasciavo scorrere il fiume, accade anche ora, solo che l’istinto l’ho indirizzato appena appena verso una logica più misurata, ma resto istinto al 96%, il resto lo incanalo in una apparente lucidità.
D. Parlando del tuo libro “La Giusta Via”, Margherita Sossio, la protagonista, vive intrappolata in un sentimento distruttivo e violento nei confronti del suo uomo. Quanto c’è di reale in questo personaggio, e quanto di immaginato?
R. Margherita Sossio è un personaggio di fantasia, ma esiste in moltissime donne, esiste nelle donne oppresse da una società che chiede sempre di più, che pretende di intrappolare il genere femminile in stereotipi, in gabbie ad uso e consumo degli uomini e della suddetta società, Margherita vive in tutte le donne che soffrono, che restano deluse,che hanno subito dolori, perdite, che hanno derive mentali, che si perdono e si confondono, che non distinguono più realtà e sogno, che si rifugiano in uno spazio bianco che le permette di essere di nuovo felici.
D. Il personaggio di MARGHERITA quanto ti somiglia? Quanto c’è di te, in genere, nei personaggi femminili dei tuoi libri?
R. In Margherita non c’è nulla di me, lei è coraggiosa, fa scelte di cui non si pente, io mi sono pentita di alcune scelte fatte, di essere stata troppo integralista, di non aver compreso i difetti altrui. C’è una cosa però che mi accomuna ai personaggi femminili dei miei romanzi ed è la voglia di lasciare una traccia di sé, di combattere, anche quando si sa di perdere.
D. Torna nel tuo libro, forte e imponente, la figura del padre di Margherita. Nella tua vita che importanza dai alla figura di tuo padre?
R. Mio padre Umberto è molto importante per me, paradossalmente più di mia madre, con lui dialogo, a lui dico i miei pensieri profondi, ci litigo furiosamente, ci mandiamo a quel paese, ma dopo cinque minuti è tutto passato. Lui è come se mi capisse e accettasse gli errori che ho fatto e che continuo a fare.
D. La realtà che vive Margherita la porta a cercare un binario alternativo, una giusta via. Qual è la tua giusta via?
R. La giusta via di Margherita, di Augusto, di Gemma, di Luc e di tutti i personaggi sarà evidente solo leggendo il libro, la mia giusta via spero sia quella davvero giusta per me, ovvero continuare a fare comunicazione e formazione culturale, e augurandomi, se ci sarà altra ispirazione, di continuare a scrivere.
D. E’ in arrivo il tuo terzo romanzo. Vuoi darci delle anticipazioni?
R. Nel 2023 uscirà il mio terzo romanzo, non posso dire nulla, neanche il titolo ovviamente, solo che mi sono cimentata con un noir psicologico che ha anche un’ironia di fondo, molto di fondo, ma esiste in un personaggio essenziale. Mi auguro che sia accolto bene come i primi due. Anche in questo c’è la vita che colpisce con le sue tempeste.
D. Concludo facendoti una domanda che di solito chiude le mie interviste, l’invito a lasciare ai nostri lettori un “buon motivo” a leggere i tuoi romanzi.
R. Che bella domanda! Un buon motivo per leggere i miei romanzi è avere la certezza di venire catapultati in un mondo dove la speranza, sia pur ridotta a fiammella quasi spenta, può ancora esistere.
Grazie a Daniela Merola per avermi concesso questa intervista!
Elisabetta de Feo