IL PNRR.. questo sconosciuto …?
Editoriale – Come recita il titolo del nostro editoriale di oggi abbiamo deciso di parlare, in modo molto blando, di un argomento che ormai tiene banco da parecchi mesi.
Non essendo dei massimi esperti ci limiteremo a raccontarvi, in linea generale, dell’esistenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienzaa; più noto come PNRR.
Il PNRR… questo sconosciuto; pochi lo conoscono bene, ma chi lo conosce ne coglie le opportunità. Il grado di conoscenza del PNRR varia moltissimo, infatti su un sondaggio condotto qualche mese fa è venuto fuori, interrogando un campione di persone circa la conoscenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che il 34.6% del campione dichiara di saperne molto o abbastanza (ma solo il 3.5% molto) e il 65.4% poco o niente (più di un intervistato su 10 non ne ha mai sentito parlare). Le aziende del settore Primario e quelle delle Costruzioni e del Commercio ne hanno una conoscenza meno intensa, mentre è maggiore presso Manifattura e Servizi. Dei 9 intervistati circa su 10 che conoscono (anche solo un poco) il PNRR, solo una parte lo valuta utile per la propria azienda. Infatti:
– primariamente, nel 41.6% dei casi, in modo indiretto per la creazione di interessanti opportunità di business per il settore di appartenenza: si tratta in particolare dei forti e medi conoscitori del PNRR (58%), delle imprese con 20+ dipendenti (62%) e oltre un milione di € di fatturato (55%)
– poi, per il 33.0% dei conoscitori, il PNRR è molto o abbastanza utile anche in modo diretto, per l’accesso a risorse da parte della propria azienda: in particolare per i forti e medi conoscitori del PNRR (43%), per le imprese con 20+ dipendenti (57%), appartenenti al settore primario (50%).
In sintesi: Più le aziende sono informate sul tema del PNRR, più ritengono possano esserci opportunità dirette o indirette per il loro business.
Il PNRR si articola in 6 missioni, che a loro volta raggruppano 16 componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del governo: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; Salute.
Sul piatto ci sono 68,90 miliardi per il capitolo “green”, 12,62 miliardi per le “Politiche per il lavoro”, 10,83 per le “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, 28,5 i miliardi per “Istruzione e ricerca”, 31,98 miliardi per “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, 46,18 miliardi per la “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, quasi 20 miliardi per la sanità, 27,62 miliardi per “Interventi di inclusione e coesione”.
Sanità Per quanto riguarda la sanità sono 20 i miliardi in campo. Per la precisione si tratta di 19,72 miliardi: 11,82 miliardi per “Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria e 7,90 per “Assistenza di prossimità e telemedicina”. La novità è l’arrivo di 2.564 “case della Comunità”, che diventeranno il punto di riferimento sul territorio, anche per l’assistenza domiciliare integrata sulla quale si conta di realizzare 575 centrali di coordinamento, attivare 51.750 medici e fornire kit a 282mila pazienti.
Rivoluzione verde e transizione ecologica È il primo capitolo con una dote di 68,9 miliardi. La voce più consistente è quella dell”efficienza energetica e riqualificazione degli edifici con due linee progettuali: la realizzazione di un programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con particolare riferimento a scuole, edilizia residenziale pubblica, comuni e cittadelle giudiziarie.
Vi è anche l’incentivazione della riqualificazione energetica e l”adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato, ovvero il Superbonus 110%. Nel complesso la voce vale 29,35 miliardi e il programma dedicato all”efficientamento energetico e sismico edilizia residenziale privata e pubblica conta su 18,51 miliardi.
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura In totale 46,18 miliardi di cui 11,45 per innovazione e sicurezza nella p.a e 8 miliardi per turismo e cultura 4.0. L’obiettivo è quello di garantire più servizi digitali, dalla “cittadinanza digitale” alla digitalizzazione dei pagamenti, ma anche per la cyber security e la gestione di dati sensibili.
Infrastrutture per una mobilità sostenibile La dote è di 31,98 miliardi e in particolare all”Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 andranno 28,30 miliardi e i restanti finanzieranno la logistica integrata. L’intervento più corposo (28,3 miliardi) è destinato a ferrovie e strade: si punta a rafforzare le grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto ferroviarie, con un focus sul Mezzogiorno; risorse anche per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali con maggiori criticità.
Istruzione e ricerca Sale a 28,5 miliardi la dotazione, dei quali 16,7 da destinare al potenziamento delle competenze e diritto allo studio e 11,7 miliardi per finanziare il capitolo “dalla ricerca all’impresa”. Gli obiettivi sono colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita, migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti agevolandone l’accesso e rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni.
Inclusione e coesione Le risorse ammontano a 27,6 miliardi di cui 12,62 per le “Politiche per il lavoro”, 10,83 miliardi per le “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” e 4,18 per “Interventi speciali di coesione territoriale”. La missione è dedicata al “sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere” e all’aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile.