Il Cervello – Antonio Preziosi. Quale miglior modo per raccontare la musica se non intervistando i suoi principali attori in 5 domande.
Questa “rubrica nella rubrica” oggi farà tappa a Roma per conoscere Antonio Preziosi, musicista e cantante Irpino, ed il suo Album “ La Crisi “.
Antonio chi sei? Parlaci di te.
Sono stato tante cose diverse, mi sono reinventato tante volte. Non ho mai capito chi sono, ed ogni volta che arrivo a capirlo, qualcosa stravolge di nuovo tutto e riparto dall’inizio. È da quando sono nato che sono alla continua ricerca di me stesso e del perché sono qui su questo pianeta. Mi sono sempre sentito un po’ un alieno…
Come è iniziata la tua passione per la musica/canto?
È iniziata a 12 anni, quando ho chiesto a mio nonno di regalarmi il mio primo basso.
Sono un figlio della MTV generation, è innegabile, e a quei tempi, scoprii tra un live e l’altro, gruppi come i Red Hot Chili Peppers, Linkin Park, Placebo e Marilyn Manson, che sono stati uno dei primi motivi per cui ho iniziato a truccarmi.
Alle feste della creatività era un po’ singolare per l’epoca vedere un ragazzino di 13 anni con la matita sugli occhi e il kilt scozzese, ma anche tanto divertente.
Anche se sembrano mondi diversi (Red Hot Chili Peppers e Linkin Park) la loro unione di generi diversi tra loro mi ha portato qui, insieme all’idea di imparare a rappare e cantare, lo scream/growl sono l’unica dote che ho naturale e me la tengo stretta.
Sono attratto dagli gli artisti che anzinché imporsi limiti, li attraversano.
Qual è stato il tuo percorso artistico e quali avvenimenti importanti ci vuoi raccontare?
Di avvenimenti importanti, sicuramente la parentesi a Sanremo Rock, che mi ha permesso di esibirmi sul palco dell’Ariston due volte e di conoscere idoli di infanzia e artisti davvero interessanti.
Progetti futuri?
Da poco è uscito il mio nuovo album “La Crisi”, sono nel pieno della fase di promozione.
Questo disco mi ha permesso di collaborare con due persone che ho sempre stimato: il fumettista Miguel Angel Martin, che ha curato la copertina del disco e Oliviero Riva degli Shandon, The Fire e The Magnetics, che oltre ad essere uno delle mie maggiori ispirazioni d’infanzia è anche il mio vocal coach.
Sono nell’ennesima fase di rinascita e ricostruzione, sono come i serpenti che dopo un po’ fanno la muta e lasciano andare la loro vecchia pelle.
Ho molte idee, nuovi testi e sto ascoltando molta musica, leggendo molti libri e guardando molti film.
Ad ogni disco non sono mai lo stesso di prima, e come ho detto a inizio intervista “mi sento un alieno”, probabilmente cambierò di nuovo pianeta musicale e vedrò cosa c’è dall’altra parte.
Com’è il rapporto tra musica inedita e il panorama dei locali romani?
Se analizziamo Avellino, che è una piccola città, nonché il posto dove sono cresciuto fino ai 17 anni, posso dirti che abbiamo avuto tra il 2006 e il 2016 una realtà musicale alternativa molto prolifica e che mi manca, particolarmente.
Tutti gli artisti di quel periodo hanno formato direttamente e indirettamente, tutti quelli che sono giunti successivamente. Quindi, qualsiasi generi suoni da noi, puoi essere capito e verrai sempre ascoltato.
Nelle grandi città come Roma, Milano o Bologna, posso sicuramente dirti che verrai ugualmente accolto in modo splendido, ma non so perché, fuori patria c’è sempre la possibilità di sentirti un po’ profeta. E suonare fuori dalla propria città di origine ti permette di portare il tuo mondo in nuovi posti e provare nuove emozioni.