Torniamo anche questa settimana con la nostra mini-rubrica di psicologia “SorprendenteMente”. Siccome tra pochi giorni ci sarà il 31 ottobre la cui notte precede il giorno di ognissanti ed è identificata anche come la notte di Halloween, vediamo questa ricorrenza dal punto di vista psicologico. Tralasciando le origini della festa di Halloween ed il perché ci si maschera, per quanto interessanti essi siano, andiamo subito ad immergerci nel punto di vista psicologico di questa tradizione. Dal punto di vista simbolico è interessante notare come i travestimenti di halloween richiamino zombie, streghe, orchi, vampiri e tutto ciò che “fa paura”. Ebbene, indossare i panni di chi, almeno da piccoli, ci ha spaventato, è un modo per esorcizzare quella paura che sembrava essere incontenibile, quella che faceva correre alcuni bambini nel letto dei genitori e faceva accendere ad altri tutte le luci di casa per non restare nel buio della notte. Queste emozioni “arcaiche”, collegate con alcune delle fobie più comuni, possono essere vissute in modo positivo usufruendo di una rilettura in un contesto goliardico in cui le cose “da paura”, morte compresa, vengono “prese in giro”. Il travestimento, in realtà, è anche un modo per sperimentare un altro “essere” e di dare una concretezza alle paure che, in tal modo, possono essere affrontate in un contesto scevro da ansie. Tutti, almeno una vita nella vita se non spesso, hanno giocato a fare finta di essere qualcun altro o qualcos’altro: ebbene ciò aiuta a distinguere la fantasia dalla realtà e a prendersi il buono del gioco. A tal proposito, Italo Farnetani (psicologo) asserisce: “Sull’opportunità o meno di festeggiare Halloween il mio è un parere favorevole: questa occasione serve a stimolare la fantasia e a sconfiggere le paure dei bambini” e prosegue dicendo: ”Halloween rappresenta un modo per avvicinarsi a tradizioni diverse e creare rapporti di aggregazione interpersonale, senza troppe paure che qualche dolce in più possa alterare lo stile alimentare dei bambini.” La paura non va censurata, ma spiegata ed è soprattutto per questo motivo che non è il caso di porre veti legati a tabù (religiosi o simili) in merito alla scelta del travestimento di mostri o delle altre figure demoniache. Si tende a proteggere i bambini dalle cose brutte, ma bisogna comprendere che a volte nascondere “le cose brutte” alimenta nei piccoli fantasie e pensieri che posso essere peggiori di ciò da cui si intendeva allontanarli. Morte, paure e concetti legati alla sofferenza ed all’ignoto ci circondano quotidianamente e negare la loro esistenza di certo non li fa sparire. Allora, almeno per aiutare i piccoli a rapportarsi gradualmente alla loro capacità di rapportarsi con le prore paure, è bene cogliere le occasioni in cui si possa sperimentare un approccio leggero. Ancor meglio sarebbe se anche i genitori dessero l’esempio ed accompagnassero i figli anche nel travestimento partecipando in modo attivo al momento della scelta e, magari, anche quello della realizzazione del personaggio. Sarebbe comunque un momento di condivisione che risulterebbe anche divertente e non solo per i più piccoli. Dunque, ben venga Halloween!
E voi che fate, dolcetto o scherzetto?