“Guernica” di Pablo Picasso è la denuncia contro la forza cieca delle guerre.
Dipinto cubista diventato uno dei maggiori capolavori di Picasso, GUERNICA fu realizzato nel 1937, olio su tela che si estende per 351 cm di altezza e 776 cm di larghezza, oggi conservato al Museo Nazionale delle Arti Reina Sofia di Madrid.
Guernica è un racconto di guerra, un quadro capace di ritrarre il lato più tragico della storia, quello che si lega alla storia della Spagna e che si riallaccia inevitabilmente alla storia del mondo con un significato universale.
Guernica. La Storia
È il manifesto sugli orrori della guerra civile spagnola e il bombardamento della città di Guernica del 1937. Anni difficili, spaventosi ed eroici, in cui il Re ha abbandonato il paese già da tempo, partito per Roma in esilio volontario. La Spagna è in seria difficoltà. È il febbraio del 1936 quando il fronte popolare vince le elezioni riportando la maggioranza assoluta. Ma le forze conservatrici nel mese di luglio, con l’appoggio dell’esercito, organizzano un colpo di stato: mirano a prendere il potere occupando il paese da nord a sud. Una feroce guerra civile si scatena in tutta la Spagna. Uomini, donne e bambini scavano trincee nelle campagne, costruiscono barricate nelle città.
Lo scenario è questo: i generali, tra cui spicca Francisco Franco, ben presto ricevono soccorsi da Hitler e Mussolini, che inviano rifornimenti, soldati e armi. Il governo repubblicano spera, dal canto suo, di ricevere aiuti da parte delle nazioni democratiche, ma Francia, Inghilterra e Stati Uniti stanno a guardare, nel timore che il conflitto diventi mondiale. Nel frattempo intellettuali, anarchici e studenti arrivano da tutto il mondo a supporto della resistenza spagnola.
In questo scenario drammatico la storia si ripete. Cambiano i contesti e i protagonisti, ma la cruenta e devastante ondata di morte che la guerra porta con sé, è la stessa, sempre e ovunque.
Guernica: analisi e simboli.
Quando Pablo Picasso realizzerà Guernica, è nel pieno della sua maturità, vive a Parigi da oltre trent’anni e la sua fama è ormai indiscussa. Per denunciare e commemorare la strage di Guernica, realizza un dipinto immenso, sia per dimensioni che per profondità concettuale e per qualità espressiva, il suo più grande capolavoro. Per la prima volta si schiera apertamente contro Francisco Franco.
Guernica è concepita come manifesto universale contro la forza cieca delle guerre. La scelta del monocromo contribuisce a evidenziare la tematica luttuosa. Sono le immagini della morte che si susseguono nel dipinto, dove Picasso coniuga la summa dei dispositivi stilistici sperimentati negli anni precedenti, forme espressioniste, cubiste e surrealiste coesistono e si sovrappongono.
Il dipinto è un racconto senza tempo immerso nella storia ed è un messaggio universale.
È un appello alle coscienze, a non voltarsi dall’altra parte, a essere nel mondo. Un messaggio purtroppo ancora troppo attuale, che dal secolo scorso urla e sprigiona l’alito putrefatto della guerra e della morte. Quello stesso alito che corre sulle nostre teste e che stiamo respirando, oggi di nuovo, ancora, nonostante le mascherine. Un’aria malata, purulenta, infettata: dal Covid19 alla Guerra.
Allora il dipinto riporta al concetto di guerra e di morte, di distruzione e devastazione, e non ha età, non ha né tempo né luogo. Guernica è stata, sarà ed è! Guernica è oggi, contro ogni previsione, contro ogni immaginario, a dispetto di sogni e desideri, rinascite e buoni propositi. Guernica è la delusione, forte, pregnante, di un mondo che crolla, del fallimento del ventunesimo secolo! Della nostra distruzione, del nostro annientamento, come esseri umani e pensanti. È l’assoluto fallimento della cultura, dell’arte, della politica, del Buon Governo. Non esiste nulla di quello che vediamo e leggiamo ogni giorno, non esiste nulla che può migliorare, non esistono le nostre voci, i nostri progetti, i nostri desideri e sogni. Non esistono le nostre esigenze, le nostre proiezioni, le nostre coscienze, i nostri sacrifici. Il fortissimo disagio che oggi si avverte, è l’impotenza, l’inutilità, esistiamo ma non esistiamo.
La drammatica situazione che si è aperta con l’invasione dell’Ucraina è la stessa denunciata da Picasso il secolo scorso. È la stessa che inneggia al potere a discapito dell’umanità. Numerose le riflessioni. L’attacco militare all’Ucraina sta mettendo a repentaglio innumerevoli vite umane.
Nella lunga lotta alla pandemia, abbiamo reagito per non soccombere, lasciando sempre spalancata la porta su un orizzonte di luce, sorreggendo gli ultimi continui sforzi per giungere alla risoluzione verso la rinascita, la normalità, e finalmente per respirare a pieni polmoni! Ma sul fotofinish i venti di guerra oggi richiudono quella porta e questa volta a doppia mandata.
Ambiente, riduzione delle plastiche, energie rinnovabili, convivenza pacifica per ripristinare gli equilibri, rispetto per la natura, ritorno alla terra, marketing agricolo, bosco verticale, salvaguardia dell’eco sistema, rinfoltimento dei boschi, rispetto tra i popoli: non si parlava forse di questo fino a una settimana fa? Ho richiamato l’opera Guernica perché quando Pablo Picasso la dipinse, pur facendo riferimento a un drammatico evento di cronaca, volutamente volle dare al dipinto un significato puramente e fortemente simbolico: un massacro ingiustificato, un puro atto intimidatorio, intriso di cinica violenza.
Oggi il suo valore universale è calzante, perché la guerra è un atto ingiustificato e perché nel 2022 appena iniziato, avremmo dovuto praticare il rispetto e la condivisione, basati sul dialogo e la reciproca fiducia. Terribile dover ammettere di non esserci mai mossi da dove, nella notte dei tempi, siamo partiti!
«L’arte è la menzogna che ci permette di conoscere la verità»