Se ne va Giorgio Napolitano, figura controversa e divisiva, sarà la storia a farci capire se sia stato uno statista o un traditore
Politica e dintorni – Giorgio Napolitano è morto, tutta la classe politica italiana ed una parte di quella mondiale gli ha recato omaggio, diverso è il sentimento degli italiani.
Nato a Napoli da una famiglia di origine piemontese Giorgio Napolitano mostra subito un interesse viscerale per la politica, dapprima aderisce ai GUF, i gruppi universitari fascisti, scelta che in questo caso obbligata visti i dettami del regime, per passare, una volta finita la prima guerra alla militanza nel Partito Comunista Italiano, scelta che manterrà per quasi tutta la sua vita, fino al suo scioglimento ed il successivo passaggio ai DS.
Nel corso della sua carriera politica sarà testimone di tutta la vita repubblicana e non solo vista la sua presa di posizione molto contesta sull’invasione Sovietica in Ungheria o in Repubblica Ceca, scelte condivise dalla componente “amendoliana” del PCI di cui faceva parte, con il passare dei decenni ha ricoperto i ruoli più importanti in campo Parlamentare, ricoprendo il ruolo di Presidente della Camera dei Deputati, che esecutivo, venendo nominato Ministro dell’Interno, e sarà durante questi anni che peseranno i dubbi più pesanti sul suo operato.
Il suo nome insieme all’allora Ministro dell’Interno Nicola Mancino compare nelle intercettazioni relative alla cosiddetta Trattativa Stato-Mafia, e fece scalpore la decisione della Procura di Palermo di distruggere quelle intercettazioni in quanto ritenute irrilevanti, scelta della Procura che allo stesso tempo ha attirato delle critiche fisiologiche da parte di cittadini ed Istituzioni, concorrendo ad infittire ulteriormente il mistero di quel presunto accordo tra Istituzioni e criminalità organizzata.
Una volta salito al Quirinale il suo primo settennato si contraddistinguerà per una serie di comportamenti non sempre condivisi quali: un richiamo forte e costante all’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, me che poneva gli interessi nazionali fin troppo subordinati agli interessi internazionali di stampo europeista ed atlantista, quest’ultima rimarrà una dei capisaldi della sua visone politica, tanto da essere definito “il mio comunista preferito” dal diplomatico statiunitense Henry Kissinger, uno dei maggiori responsabili del Golpe cileno condotto da Augusto Pinochet ai danni del Presidente in carica, il socialista Salvador Allende; un lassismo e permissivismo nei confronti del Premier Silvio Berlusconi, al quale ha concesso la firma su molte proposte di legge bocciate poi dalla stessa Corte Costituzionale, venendo così meno alla sua funzione di garante della Costituzione stessa: ed infine di un eccessivo interventismo smisurato nei tre poteri fondamentali dello Stato.
Prima che la storia emetta il suo giudizio su Giorgio Napolitano e sul suo operato, se si sia trattato di uno statista o di un traditore la sentenza dei comuni cittadini è senz’altro di indifferenza o rabbia nei suoi confronti.