Scritture brevi di: Carmela D’Auria
Cosa bolle in pentola?
Il postino guardava curioso il pentolone che borbottava, dribblando gli attacchi di Sofia che notoriamente cerca di mordergli i polpacci e qualche volta è riuscita nell’ intento.
Mi ha chiesto cosa stessi facendo.
- Filtri, pozioni, intrugli. Code di lucertole, ali di pipistrello, piume di corvo… –
- Tale cane, tale padrona – avrà pensato.
E invece anche quest’ anno abbiamo rinnovato la tradizione dei cicci é Santa Lucia.
Nel 1646, durante una terribile carestia, il popolo palermitano pregava nella cattedrale affinché Santa Lucia intercedesse con il suo Superiore per porre fine a quel periodo buio.
Durante la messa una colomba bianca si era appena posata sul soglio episcopale, quando una voce annunciò l’ arrivo di un bastimento carico di cereali: naturalmente fu gridato al miracolo e quel 13 dicembre di metà secolo divenne per i palermitani una data da ricordare. Nacque così la “cuccìa” : grano bollito e condito con olio di oliva, come simbolo di abbondanza .
La voce si sparse fino al continente, fino ad Avellino, dove vivo io e dove, il giorno in cui la Chiesa celebra la figura di Lucia, giovane martire cristiana, la tradizione vuole che a bollire siano mais bianco, ceci, fagioli e grano: i ” cicci ‘e Santa Lucia”.
Sempre la tradizione, vuole che bisogna darli in dono, come auspicio di buona sorte.
Mia suocera si lamentava: – Quando non ci sarò più io queste usanze scompariranno. -Così, da più di vent’anni anni, per una promessa fattale per mantenere vivo il suo ricordo e le radici della nostra terra contadina, ogni anno casa mia diventa il tempio della tradizione , per sperare ancora che anche i piccoli gesti ci rendano migliori.
Quella donna carnale e brontolona mi ha insegnato molto: trent’anni anni fa non distinguevo una pianta di patata da una di pomodoro ed ora so coltivare la terra; mi ha mostrato come si facesse il pane, la pasta in casa e il formaggio. Una volta provai a mungere una mucca, ma questo è un episodio su cui stendere solo un pietosissimo velo.
Sono una persona razionale, non sono fatalista, ma ottimista, non costruisco iperbole, ma linee rette, infinite, marcate, evidenziate e colorate, dove camminare spedita affinché la strada sia sicura, eppure queste usanze popolari, sebbene legate alla religione, continuano a sorprendermi e a tenermi sospesa con amore ad un passato non tanto remoto e che spero continuino a sorprendere e a tener sospese con lo stesso amore le generazioni che verranno, perche’ ciò che rimarrà di noi, quando non ci saremo più, saranno le tracce d’ amore che avremo lasciato.
Come i ” cicci”.
Come la donna che mi ha tramandato questa traccia d’ amore.