Come l’arte ha raccontato San Giuseppe è il tema scelto per questa settimana in occasione della Festa del Papà. Il riferimento non può che essere rivolto all’iconografia di San Giuseppe nell’arte classica.
Il 19 Marzo come ogni anno si festeggia la Festa del Papà che ricorre nel giorno di San Giuseppe, l’uomo roccioso e pacato che con la propria vita ha custodito quella di Maria e di Gesù.
In Italia la festa del papà ricorre il 19 marzo, giorno in cui, secondo la credenza, morì San Giuseppe, il cui culto risale già ad epoca medioevale. Fu Papa Sisto IV a inserire la festività nel calendario romano, nell’anno 1479. La Chiesa Cattolica lo ha poi proclamato ‘Protettore dei padri di famiglia e Patrono della Chiesa Universale’ nel 1871.
La tradizione laica, invece, ha indetto la prima ‘festa del papà’ il 19 giugno del 1910, quando nel paesino americano di Spokane, la signora Sonora Smart Dodd promosse il primo Father’s Day in onore del proprio padre, Henry Jackson, veterano della guerra civile americana, che aveva cresciuto da solo sei figli dopo la morte di parto della moglie. Nel 1966 fu ufficializzato l’evento come festa nazionale dal Presidente Lyndon B. Jhonson.
Iconografia di San Giuseppe.
Considerato il fatto che in Italia il 19 marzo alla religiosa celebrazione di San Giuseppe si aggiunse, sul modello americano, anche il laico omaggio rivolto a tutti i papà, seguiamo un breve excursus che riguarda proprio l’iconografia di San Giuseppe nella Storia dell’Arte e che ci consente di creare quel parallelismo ormai simbiotico tra tutti i ‘papà’ e la figura di Giuseppe, papà di Gesù e del mondo.
Da Botticelli a Raffaello, da Michelangelo a Caravaggio, la figura di San Giuseppe viene raffigurato come il custode di Maria e Gesù.
In tale contesto, diventa, forse, interessante capire in quale epoca la figura di Giuseppe inizia a suscitare un significativo interesse negli artisti. Nei primi secoli di vita della Chiesa, in realtà, l’Arte non riserva una particolare attenzione a questa figura. È nel Medioevo che gli artisti cominciano a interessarsene, ma la sua figura rimane sempre marginale, rispetto alla veduta d’insieme del dipinto. In realtà nella concezione medievale Giuseppe non è né padre né marito pertanto il suo ruolo è quasi sempre ‘ai margini’.
La svolta iconografica, e teologica, avviene con Papa Sisto IV, il francescano Francesco della Rovere, che nel 1479 istituisce per il calendario romano la Festa di San Giuseppe. Da questo momento in poi è tutto un fiorire di opere: per alcuni artisti Giuseppe diventa il personaggio preminente della Natività.
Un’opera di grande potenza espressiva, per esempio, è la “Natività” (1482-85) di Sandro Botticelli, il tondo esposto alla Isabella Stewart Garden Museum di Boston, dove in primo piano è raffigurato Giuseppe, in ginocchio, che sembra voler raccogliere Gesù, avvolto nel velo trasparente della Madre Maria, quasi fosse la placenta che avvolge il neonato nell’atto della nascita. La forte simbologia del dipinto travalica ogni conformazione umana: Giuseppe in questa composizione appare come l’anziano medico, che pare assistere al parto, ponendosi come il protettore e custode del Bambino.
Ancora pensiamo al Tondo Doni (1505-07) di Michelangelo, esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze, che può essere considerata l’opera raffigurante Giuseppe, più suggestiva. Siamo agli inizi del Cinquecento e Michelangelo fornisce della scena una raffigurazione assoluta, rivoluzionaria e ‘scandalosa’ diremmo, per i termini canonici del tempo. Giuseppe è infatti rappresentato nell’atto di avvolgere e proteggere la Vergine Maria, stringendole intorno le gambe muscolose e possenti. L’iconografia plastica subisce, in quest’opera, anch’essa una rivoluzione. Maria è rappresentata dall’artista come un’atleta, con braccia muscolose e nude. Giuseppe come vegliardo molto virile. Michelangelo opera una rivoluzionaria interpretazione delle due figure al punto che lo stesso Giuseppe sembra identificare Dio Padre, come il teologo Pietro Olivi ha poi suggerito. L’opera illustra, dunque, l’incarnazione, il momento non temporale, ma morale e spirituale in cui il Verbo eterno esce dal Padre. Si rappresenta dunque una volontaria confusione tra il genitore terreno di Gesù e il Padre Onnipotente.
In ultima analisi, riportiamo l’altro grande dipinto dove Giuseppe appare in primo piano, nell’atto di mettere l’anello al dito di Maria. Si tratta dello “Sposalizio della Vergine” (1504) del maestro Raffaello, oggi alla Pinacoteca di Brera di Milano. Anche qui Giuseppe è il servo fedele che Dio ha posto al fianco di Maria per la sua protezione.
Infine, nell’opera “Riposo durante la fuga in Egitto” (1597), conservata alla Galleria Doria Pamphilj di Roma, Caravaggio ritrae una Maria bella, giovane e fine che si è addormentata dopo aver allattato il bambin Gesù, assopito fra le sue braccia. Giuseppe, che invece viene rappresentato con un aspetto più duro e rustico, tiene in mano uno spartito che viene letto da un angelo, di spalle, intento a suonare la viola, quasi nell’atto di accompagnare il risposo di Maria e Gesù con una dolce sinfonia. Sul volto di Giuseppe si coglie lo stupore per la musica udita.
È una delle mie opere preferite, non solo per la resa artistica, ma per il profondo significato che la pervade. Caravaggio in questo dipinto, esplora l’anima di Giuseppe, uomo semplice e buono che, obbedendo alle parole del Signore, decide di custodire Maria e Gesù e che rimane incantato dai suoni celesti, provocati dall’angelo. Un uomo dunque che sa ascoltare il Cielo e che si pone accanto alla mamma e al bambino per proteggerli e assicurane la custodia.
In realtà è proprio questo il messaggio che deriva da tutta una produzione artistica dal XV secolo in poi, il file rouge che lega le opere di grandi artisti e che ricama l’iconografia di Giuseppe, che la tradizione festeggia il 19 marzo come santo e come papà: quello di un uomo umile, buono e pacato in grado di proteggere e custodire la mamma e il suo bambino.
Buona Festa del Papà a Tutti i papà e a Tutti i Giuseppe e Giuseppina. Auguri!