Chi fermerà la musica”, cantavano i Pooh, non poteva esserci affermazione più esatta, è un po’ come dire che “la bellezza salverà il mondo”, frasi che si sentono pronunciare spesso, tanto da essere diventate un luogo comune.
Il canto, fin dall’antichità, ha sempre avuto funzioni legate alla società: la cura dei piccoli, la guarigione, la danza, l’amore e ancora lutti, scontri armati, processioni e rituali: a seconda della finalità, veniva utilizzata una differente modalità di emissione vocale, tecniche distinte che dipendono sostanzialmente da due fattori, il luogo di esecuzione e il genere musicale. Gli elementi chiamati in causa sono il volume della voce, il timbro, le capacità di variazione dinamica, la pronuncia delle vocali e le qualità espressive e virtuosistiche del cantante
Ad esempio, quando ancora non si poteva far affidamento a impianti di amplificazione, nelle chiese si cantava unicamente con voce “piena”, si richiedeva cioè un maggiore volume di voce rispetto ad altri ambienti più circoscritti come le “camere”, perché maggiore era lo spazio da riempire con il suono; questa esigenza obbligava ad aprire molto la bocca, compromettendo la pronuncia delle vocali, l’elasticità della voce nell’esecuzione delle agilità e i livelli dinamici più bassi. Nelle “camere” private la musica vocale veniva invece eseguita con voce sommessa, tale da poter seguire e valorizzare il senso poetico e musicale delle parole, realizzando quelle sfumature timbriche, dinamiche e ritmiche che richiedevano una tecnica vocale molto raffinita. In virtù dei luoghi di esecuzione, col tempo si è iniziato a parlare di Musica sacra e Musica da camera, anche gli argomenti erano e sono differenti, sacri per la prima e profani per la seconda.
Questa precisazione per dire che la musica vocale moderna ha le medesime finalità di quella antica, i suoi contenuti sono riferiti agli usi e ai costumi delle società attuali nonchè al bisogno di condividere il proprio stato d’animo e sentirsi parte di una comunità.