Oltre la fiaba di Elena Opromolla, edito dalla Multimage, la Casa Editrice dei diritti umani, si apre con Cervellino ed Estetina, che intende condurre la riflessione sulla necessità di armonizzare estetica e razionalità, per poter tentare la conciliazione tra l’ essere e l’apparire in una società che valorizza soprattutto l’apparire. ( Cit. Prof. Gabriella Guidi Referente della Comunità per lo sviluppo umano di Avellino).
C’erano una volta due gemelle con qualità diverse ed opposte: la prima intelligente e sciatta, l’altra bellissima e sgarbata.
In paese tutti ammiravano Cervellino per la sua intelligenza, ma non condividevano i suoi capelli disordinati e suoi vestiti sgualciti.
La ragazza era lusingata, non si curava del suo aspetto, non si curava di quello che pensava la gente quando passava per le vie del villaggio; per lei erano importanti solo i libri, le informazioni che poteva ricavare dai giornali, oppure dalla scatola magica parlante che tutti chiamavano TV o da quella interattiva chiamata PC.
Quando però c’era un problema da risolvere, tutti in paese si rivolgevano ai suoi genitori o direttamente a lei.
Era affamata di conoscenze e desiderosa di essere utile agli altri. Aveva inventato tante cose: il deltaplano e il carro testuggine a forma di cono per poter attraversare la foresta oltre le montagne circostanti, per difendere la comunità dalle belve o da altri abitanti dei paesi vicini, ed infine un sistema di carrucole per sollevare grossi blocchi di pietra, utili per costruire ponti, strade ed edifici vari.
Insomma Cervellino era il genio del paese.
Estetina, invece, era bellissima e innamorata di se stessa tanto da trascurare la sua mente, la sua educazione e le persone che comunque le volevano bene.
Per lei contava solo la sua immagine e quando qualcuno le chiedeva qualcosa, dalla sua bocca uscivano solo parole scurrili e risposte mordaci.
Ogni giorno la fanciulla, si specchiava nelle acque dolci e tranquille di un lago, ai piedi dei colli che circondavano il villaggio.
Estetina si innamorava sempre più della sua immagine, fino al punto da dimenticare tutto il resto.
Un giorno si recò nel bosco ad attingere l’acqua presso la fonte di un fiume che sfociava in un lago. Ella rimase incantata, specchiandosi nell’acqua e dimenticò di tornare a casa, ma all’improvviso dei fili argentei la immobilizzarono.
Si sentì come avvolta da forze misteriose e non poté più muoversi, mentre le ombre della notte trasformarono gli alti alberi in mostri oscillanti; i cinguettii degli uccelli lasciarono il posto ai versi notturni dei rapaci occhialuti, agli ululati dei lupi, all’ombra della luna nasuta ed imbronciata nella solitudine del cielo brunito dove le stelle lontane brillavano di nascosto. Estetina si accorse di essersi pietrificata ed ebbe paura.
Al villaggio intanto i suoi genitori disperati per il suo ritardo, parlarono con i vicini; Cervellino pensò di utilizzare il deltaplano per iniziare subito le ricerche.
Estetina aveva paura del buio, mentre tanti occhietti luminosi brillavano nell’oscurità; come avrebbe potuto invocare aiuto se neanche la voce le usciva? Pensò a tutti quelli con cui era stata sgarbata; pensò a tutto il tempo sprecato davanti allo specchio, per curare la sua immagine che adesso la imprigionava lì sulla riva del lago. La fanciulla trascorse la notte in balia dei ricordi e pensò, che, se fosse riuscita a salvarsi, la sua vita sarebbe cambiata. Intanto nel cielo brunito dove le stelle brillavano di nascosto, volavano con i deltaplani alcuni volontari, illuminando il lago e i dintorni con le torce laser inventate da Cervellino; i fasci di luce illuminavano l’oscurità, ma nessuno di essi illuminò Estetina, che, poverina, avrebbe voluto gridare:
“Aiuto! Sono qui aiutatemi!”. Purtroppo la voce non le usciva e pianse calde lacrime, che si trasformarono in sassolini bianchi sulla riva del lago.
Cervellino qualche tempo prima, s’era innamorata di un giovane del villaggio, sensibile e intelligente, reso deforme dalla strega Naturigna.
Un tempo questo giovane era stato spensierato, vivendo felice in un villaggio oltre i colli circostanti. Qui aveva una famiglia amorevole e tanti amici con i quali sfidava il pericolo ed organizzava ogni tipo di impresa, senza provare alcuna paura. I suoi genitori non riuscivano a fermarlo e si sentivano impotenti di fronte alle sue prodezze.
Un giorno Temerino, questo era il suo nome, penetrò nella caverna del Vento dove viveva la strega Naturigna.
Il giovane giunse fino in fondo e si ritrovò in una grotta d’argento dove Naturigna aveva il suo regno.
“Impavido pazzo di un ragazzo, come hai osato sfidare le mie forze? Cosa credi di dimostrare andando oltre la paura? La vita per te non conta niente? È già da tempo che osservo le tue mosse. Ma questa volta hai oltrepassato il segno!”
Non gli diede neanche il tempo di stupirsi, che folate di vento fortissime gli deformarono il corpo. “Rimarrai in simili fattezze, fino a quando una fanciulla tanto intelligente quanto bella non ti dimostrerà il suo amore!” Detto ciò, Temerino si ritrovò all’imbocco della caverna del Vento, ove i suoi amici, terrorizzati dal suo aspetto, fuggirono, urlando e raccontando a tutti quello che avevano visto.
Temerino non ritornò più al suo villaggio, ma si rifugiò in una capanna sulla riva del lago dove visse nel pentimento lontano da tutti.
Ogni tanto però si avvicinava al villaggio, dove vivevano le due gemelle e gli era capitato di vederle, ammirando l’intelligenza dell’una e la bellezza dell’altra, mentre a lui, poverino, restava il suo orribile aspetto.
Anche a Cervellino era capitato di scoprire l’esistenza del giovane, ma non riusciva a trovare il modo di conoscerlo; riusciva a risolvere i problemi degli altri, ma non i suoi problemi di cuore.
Cominciò per questo a desiderare di essere come sua sorella.
Estetina dal canto suo, pensava che se avesse usato di più il cervello, adesso non si sarebbe trovata immobilizzata in quel corpo bello, ma inutile.
Man mano che trascorrevano le ore della notte e si avvicinava l’alba, entrambe le gemelle si pensarono intensamente e desiderarono ritrovarsi. Fu così che i fili invisibili che trattenevano Estetina, cominciarono ad allentarsi, mentre Cervellino spinta da una forza misteriosa, si avvicinava sempre più alla riva del lago, dove finalmente si videro nel chiarore dell’aurora. Si lanciarono l’una verso l’altra sotto gli occhi di tutti e si unirono in un caldo abbraccio. Avevano capito entrambe tante cose, così Estetina divenne una fanciulla garbata e dotta oltre che bella e nel contempo Cervellino si trasformò in una donzella affascinante oltre che intelligente e sensibile. Lo stupore fu generale, la felicità immensa. Fu così che Cervellino cercò con gli occhi Temerino e vedutolo nascosto tra gli alti fusti, al limitar della radura, lo raggiunse e lo baciò.
Temerino si trasformò all’istante nel bel giovane che era stato un tempo e, nei giorni che seguirono, lui e Cervellino cominciarono a frequentarsi, per conoscersi un po’ meglio e tutto il resto è un’altra storia.