Editoriale – Un’editoriale in concomitanza di un evento così religiosamente sentito e professato essendo un credente poco praticante non avrei molte cose da dire o da narrare. Però mi ricordo di quando ero uno scout e per le mani, ad essere sincero, più volte mi è passato il vangelo per cui ho deciso di trarre da lì alcuni passi.
Non avevo mai visto una cosa simile. Me ne stavo lì da secoli, in fondo al giardino, quasi nascosto, vicino a quella tomba nuova, scavata nella roccia, dove mai nessuno era stato deposto; mi pare che fosse di un certo Giuseppe di Arimatea, l’avrò visto sì e no un paio di volte. Ma in quella notte speciale, piena di luce, il mio posto è diventato un posto privilegiato: in tanti avrebbero voluto essere lì. L’avevano sepolto un paio di giorni prima, senza molta gente intorno, a dire la verità: sembrava un funerale come tanti, qualche donna che piangeva e qualche amico al seguito. In realtà niente era come le altre volte, e l’avrei capito due notti dopo. Una luce intensa, fortissima, e allo stesso tempo calda come il vento d’estate: era segno del miracolo che si stava compiendo sotto i miei occhi – sì, ok, non ce li ho io gli occhi, ma è un modo di dire – quel miracolo che mi ha portato a fiorire in una notte, in un attimo e prima del tempo. Mentre ero lì che mi interrogavo su cosa fosse successo, ho udito la voce di due ragazzi: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo. Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea” (Lc 24,5-6).
Sì, lo so. I cedri non parlano. O almeno non dovrebbero. Ma oggi, in questa notte così speciale, così piena di luce, permettetemi di farlo. Perché in questa notte, se non parleranno gli uomini, parleranno le pietre. E anche i cedri, perché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito (Is 52,15).
Ed io mi sono ricordato! Mi sono ricordato di quella Parola che in origine mi aveva fatto spuntare dal nulla, mi sono ricordato di un’altra Parola d’amore, molto simile, portata dal vento, mi sono ricordato che non è importante aver visto, è importante aver ascoltato. Auguro anche a voi di poter ascoltare e, dopo aver ascoltato, di poter fiorire e portare frutto. Com’è successo a me in quella notte speciale, piena di luce, così può capitare anche a voi, ogni giorno, per farne sempre un giorno speciale. Buona Pasqua!