La poesia come analisi della realtà: attraverso le parole lo spirito si esprime. Attraverso le arti l’umanità si evolve. La creatività come via d’uscita dall’ego. La scrittura come autoconoscenza e come strumento di pace.

Città sventrate, polveri micidiali, esplosioni paurose, corpi maciullati senza distinzione di sesso e di età: questi gli scenari offerti dalle televisioni di tutto il mondo. Inaccettabile realtà degli Anni Duemila. Vergognosa incapacità dell’uomo contemporaneo di compiere un salto evolutivo che lo porti ad immaginare il superamento dei conflitti attraverso il dialogo.

Immagino l’anima a brandelli: una sensazione di sgomento e di impotenza che si prova di fronte allo scempio dei conflitti che insanguinano il nostro Pianeta Azzurro.

Una polveriera sfuggita al controllo dell’umano potere. Ogni pezzo della nostra anima è rosso come il sangue delle vittime: perché anche se non personalmente colpiti dalle bombe, guardare impotenti al di qua degli schermi esseri umani dilaniati dalla logica del potere gestito a distanza e a tavolino, annichilisce chi quel potere non ce l’ha.

Eppure la Storia è narrazione sanguinaria e per niente Maestra di vita, anzi la si potrebbe definire Maestra di sopraffazioni. La Storia è una sequela di conflitti interpersonali e territoriali per l’approvvigionamento di beni primari e secondari che assicurino la sopravvivenza dei popoli ed il potere di pochi. L’uomo non ha ancora abbandonato questo tipo di logica per intraprendere un percorso che lo porti alla condivisione dei beni terrestri tra i suoi simili. Questo tipo di salto evolutivo che privilegi la relazione umana ed il rispetto effettivo dei diritti umani non è ancora avvenuto nonostante la storia millenaria che abbiamo alle spalle. Le dinamiche conflittuali si perpetuano così non solo a livello politico, ma anche a livello interpersonale con una violenza che sta oltrepassando il segno.

Eppure la morte è una questione di tempo per tutti, è una dimensione naturale ed umana che contrasta nettamente con lo spirito vitale di ciascun elemento terrestre. Eppure ancora l’uomo continua a spettacolarizzarla, accettandola e provocandola a livello planetario ed interpersonale, come se non esistessero vie d’uscita alternative ai contrasti. Grandi anime, che hanno abitato tra noi nel tempo ed in tutti i continenti, tra cui Cristo, Gandhi, Martin Luther King, Mario Rodriguez Cobos, al secolo Silo ed altri spiriti illuminati, hanno indicato la strada ed a loro si deve guardare per tentare di incidere nel DNA della memoria storica, affinché si traccino nuovi orizzonti per una convivenza pacifica tra le genti.

Non c’è pace per nessuno, neanche per i morti che affollano la memoria della Storia. Carneficine e violenze hanno insanguinato il nostro passato: terrificanti ed inimmaginabili visioni. Eppure l’uomo cade sempre nello stesso errore di concepire la guerra come soluzione ineludibile. Come è possibile passare sopra lo strazio ed il corpo di un bambino vittima di ogni guerra; come può lo spirito umano addormentarsi di fronte al miracolo della vita: un bambino inerme, puro e ignaro di quello che lo attende? Com’è possibile restare lì a guardare quello che ripetutamente bombarda i nostri sensi? Nessuno ha chiesto di sostenere i conflitti in atto: non è stato indetto alcun referendum per chiedere ai popoli democraticamente il proprio orientamento in tal senso. Nonostante tutto auspichiamo che la coscienza collettiva aumenti e che possa emergere la bellezza dell’essere umano propriamente detto: un essere umano empatico che riconosca nell’altro se stesso.

Probabilmente l’educazione alla sensibilità e all’affettività potrebbero favorire “la nascita” di un essere umano nonviolento capace di generare pace interiore e collettiva, così da prefigurare un mondo senza guerre.

Mario Rodriguez Cobos, conosciuto con lo pseudonimo Silo, filosofo e scrittore argentino contemporaneo, fondatore del Movimento Umanista, ha, attraverso i suoi scritti, delineato una strada possibile per giungere a se stessi e agli altri.

Brandelli

L’anima a brandelli

ed ogni pezzo è rosso

come il sangue delle vittime

innocenti di ogni guerra.

E non c’è pace per nessuno

neanche per i morti

che affollano la memoria

della Storia.

Non dormo ancora,

non posso riposare la mia

mente che resta accesa

per il terrore appena immaginato.

Straziato e disperato resta

il bambino sotto l’urlo delle bombe

e senza cuore pulsa il petto

di chi muove il grilletto del comando.

Sono diventati sordi tutti quanti,

tutti coloro che hanno imparato

a fare i grandi, giocando con la vita

della gente, togliendo gravità

anche alla morte.

Imploro Iddio che giunga

presto a liberarci da quest’inferno

che l’uomo sua creatura ha generato,

incapace ormai di sollevare al cielo

il guardo.

Elena Opromolla docente, scrittrice, referente EIP Italia Scuola Strumento di pace

elenaopromolla-correlazioni.blogspot.com

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