Anche questa settimana torna la mini-rubrica “SorprendenteMente” con un argomento che la volta precedente era stato solamente accennato. Parleremo, infatti, della atelofobia e chi fosse interessato al collegamento con il tema dell’articolo sul “liking gap” può cliccare sul precedente link.
Si tratta del bisogno estremo di perfezionismo che vive la realtà come insoddisfacente e trova inaccettabile la possibilità di errore che si estende anche all’estetica e perfino al rifiuto dei parti del proprio aspetto esteriore. Non va confusa con l’ambizione di qualità e/o con il desiderio di migliorarsi in quanto, nel caso dell’atelofobia, un “errore” può causare forti reazioni psicosomatiche. Nella nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) dell’American Psychiatric Association, l’atelofobia rientra nelle fobie specifiche. È un tipo di disturbo d’ansia che presenta uno stato di paura eccessiva, persistente ed eccessivamente amplificata rispetto la realtà ove può non esistere una vera minaccia o una situazione di pericolo che, tuttavia viene percepita come tale. L’intensità di tale percezione può arrivare a condizionare l’esistenza del soggetto in questione fino a compromettere le diverse aree della sua vita quali quella relazionale, quella sociale, quella lavorativa e finanche vincolarne la routine quotidiana. I soggetti in questione soffrono di costante preoccupazione riguardo qualsiasi attività e sperimentano emozioni sempre negative come tristezza, ira, senso di colpa angosciante e dolore. Inoltre, vivono sentimenti irreali provando una sorta di “distacco da se stessi” in una visione pessimistica della vita basata da bassa autostima e delusione di se stessi. Riprendendo Boduryaan-Turner, si può riassumere che “Le persone con atelofobia si sentono schiacciate anche dall’idea di un tentativo fallito, e spesso si sentono infelici e depresse”. Esse, infatti, non vivono in modo spensierato e sono sempre alla ricerca dell’ottenimento di risultati con standard di elevatissimi livelli. Ciò avviene a costo di un grande dispendio energetico, sia fisico che mentale in quanto i soggetti in questione si sentono “costretti” a controllare continuamente sia se stessi che l’ambiente circostante con il continuo terrore di commettere degli errori.
Quale sarebbe il prezzo degli eventuali errori? Nella loro percezione, un errore li indurrebbe a dubitare delle proprie capacità, a provare sconforto e frustrazione per di non essere accettati dagli altri e l’angoscia di essere discriminati: in pratica, per loro la perfezione è il viatico per l’accettazione. Va da se che a gratificazione sia quindi una meta impossibile da raggiungere sia in merito alle aspettative in quanto tali, sia a causa del continuo rincorrerle
La sintomatologia è variabile da individuo a individuo, tuttavia presenta dei fattori ricorrenti:
- Sentimenti di inadeguatezza.
- Battito cardiaco accelerato;
- Sudorazione accentuata
- Secchezza delle fauci;
- Tremori
- Nausea
- Attacchi di panico
- Tensione muscolare;
- Iperventilazione;
- Sensazione di instabilità,
- Forte angoscia;
- Sensazione di perdita di controllo;
- Costante inquietudine
- depressione
- Possibile Confusione mentale.
Al di là della sintomatologia specifica, il campanello d’allarme che depone per una possibile atelofobia è il sentire di essere inferiori agli altri o emarginati o non abbastanza amati né considerati perché non si è sufficientemente “all’altezza”, ossia quado il raggiungimento della perfezione è la conditio sine qua non ottenere la stima, l’amicizia e/o l’amore altrui.
Le cause vanno ricercate nella storia personale del soggetto che non per forza si limita ad episodi legati all’infanzia e/o all’adolescenza, ma che comunque hanno avuto un impatto notevole sulla sua vita.
Si può curare l’atelofobia ? Certamente, ma fondamentale è l’intervento tempestivo e soprattutto, come ribadisco sempre, il rivolgersi ad un professionista abilitato e qualificato.