Editoriale – Si avvicina la primavera, stagione di rinascita: la natura torna a sbocciare, le giornate si fanno più lunghe e luminose. Si tratta di un vero e proprio risveglio dei sensi. Tutto ciò incide sul corpo e sulla psiche.
Ad esempio nelle persone accade che migliora l’umore nelle belle giornate di sole, questo fenomeno ha una spiegazione fisiologica: un’esposizione più prolungata alla luce solare aumenta la produzione di serotonina, un ormone che favorisce il buonumore, nell’organismo.
Il contatto con la natura che si risveglia fa avere reazioni di rilassamento, osservabili ad esempio dalla frequenza cardiaca, in persone a contatto con scenari naturali verdi e rassicuranti. Con la primavera abbiamo ottime opportunità per riscoprire questo nostro ancestrale attaccamento alla natura: lunghe passeggiate sulla spiaggia, nei parchi o in montagna, pedalate in bicicletta… Anche il giardinaggio ci offre un salutare contatto con la nostra parte “green”.
Prendersi cura delle piante fa sentire attivi e piacevolmente impegnati, in un ambiente rilassante come il giardino. L’attività fisica cresce grazie alla possibilità di trascorrere più tempo all’ aperto, magari a contatto con la natura, incoraggia l’attività fisica. Andare a piedi o in bicicletta, rinunciando più spesso all’auto, può essere un buon inizio per rompere la sedentarietà.
È infatti opportuno, soprattutto se siamo fuori allenamento e usciamo da un inverno piuttosto “pigro”, non lanciarsi subito in sforzi al di fuori della nostra portata. Non occorrono corse a perdifiato: le lunghe passeggiate sono un eccellente modo per riattivare la muscolatura dopo il “torpore” dei mesi più freddi e “casalinghi”!
L’adozione di uno stile di vita più attivo si riflette anche sull’ umore: il movimento stimola la produzione di endorfine, ormoni che inducono sensazioni di benessere.
Con i cambiamenti primaverili, a volte sopraggiungono anche problemi legati al sonno. Lo stile di vita più attivo connesso all’allungarsi delle giornate e le variazioni ormonali, legate alla stagione, possono portare una maggiore difficoltà ad addormentarsi. Sembra che questa problematica colpisca soprattutto le donne, per ragioni legate alla ciclicità ormonale.
La primavera porta dei cambiamenti sia umorali che climatici. Le giornate sono più lunghe, il clima più mite e i fiori iniziano a sbocciare.
Finalmente anche quest’anno è arrivata la primavera. Il 20 marzo si è verificato l’equinozio di primavera. Questo evento però avviene in maniera opposta a seconda dell’emisfero in cui ci troviamo: in quello boreale (a nord dell’equatore, dove si trova l’Italia per intenderci) inizia la primavera, invece in quello australe (a sud dell’equatore) oggi parte ufficialmente l’autunno.
L’equinozio di primavera segna la fine dell’inverno e trova la sua origine nel latino aequinoctium, che a sua volta deriva dall’espressione aequa nox che letteralmente significa “notte uguale”.
Il termine serve per esprimere il fatto che al verificarsi dell’equinozio la notte e il giorno hanno la stessa durata di 12 ore ciascuno (lo stesso vale per l’equinozio di autunno di fine settembre).
Durante questo evento il circolo di illuminazione passa per i poli terrestri e la radiazione solare è perfettamente perpendicolare a equatore e asse terrestre. Il fenomeno però non si verifica ogni anno alla stessa ora e lo stesso giorno.
Questo perché anche se utilizziamo il calendario gregoriano, secondo il quale un anno dura 365 giorni, in realtà bisogna tenere conto del moto di rivoluzione della Terra che dura 6 ore, 9 minuti e 10 secondi in più e che negli anni si accumulano sfalsando l’inizio di solstizi ed equinozi. È proprio per questa ragione che l’uomo ha deciso di introdurre gli anni bisestili, che si verificano ogni quattro anni, e che prevedono l’aggiunta del 29 febbraio.
Quando diciamo che il primo giorno di primavera è il 20 marzo, facciamo riferimento alla primavera astronomica che inizia appunto con l’equinozio. Diverse regole segue la primavera metereologica, che invece è iniziata il 1° marzo e finirà il 31 maggio (a differenza di quella astronomica che si concluderà il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate).
È su questa che si basano i climatologi, in quanto tengono conto delle stagioni metereologiche – della durata di tre mesi – siccome più accurate per monitorare i cambiamenti periodici del clima ai fini della raccolta di dati statistici.