Quale miglior modo per raccontare la musica, se non intervistando i suoi principali attori in 5 domande.
Questa “rubrica nella rubrica” torna ad Avellino per conoscere e raccontare il giovane talento jazzistico di Alessandro Pennino.
- Alessandro chi sei, parlaci di te?
Mi chiamo Alessandro Pennino, ho 22 anni e sono un pianista e compositore jazz di Avellino.
- Come è iniziata la tua passione per la musica/canto?
Ho iniziato a suonare all’età di 5 anni, galvanizzato dalla musica che mio padre, anche lui pianista, mi faceva ascoltare.
Per merito suo, sono entrato in contatto con il jazz quando ero solo un bambino.
Ero affascinato dal virtuosismo e dal carisma di quei musicisti, così capii che volevo essere come loro.
- Quale è stato il tuo percorso e quali avvenimenti importanti ci vuoi raccontare?
Il mio percorso accademico inizia nel 2009, quando ho iniziato a studiare pianoforte classico in conservatorio.
Nel 2022 ho conseguito la laurea magistrale in Pianoforte Jazz e, attualmente, sono studente di Composizione Jazz presso il Conservatorio di Matera.
Dal punto di vista professionale, ho avuto l’onore di partecipare a numerosissimi concerti e festival internazionali, durante i quali ho avuto la possibilità di misurarmi con artisti incredibili. Poi, ovviamente, la realizzazione del mio primo album, “Memento”, è stata una delle soddisfazioni più grandi del mio percorso.
- Progetti futuri?
Attualmente sono a lavoro su diversi nuovi progetti, sia come pianista che come compositore.
Il lavoro più ambizioso riguarda l’arrangiamento di alcune mie composizioni per ensemble di grandi dimensioni e molto variegati.
- In trio con Federico Luongo e Giovanni Nardiello avete saputo incantare ed emozionare con il vostro live.
Quanto è importante l’amicizia oltre la musica e quanto influisce questo elemento sulla performance musicale?
Quando si suona in gruppo, l’alchimia tra i vari componenti è fondamentale.
Il nostro rapporto è incentrato sulla condivisione. C’è grande intesa e grande rispetto reciproco, sia dal punto di vista umano che artistico e ciò ci permette di dialogare liberamente e di divertirci anche sul palco, veicolando la nostra musica in maniera sincera e autentica.