Le elezioni di “mid-term” negli USA vedono vincere i repubblicani al Congresso ma la tanto annunciata valanga rossa non si è avuta.
Politica e dintorni- Le elezioni Usa di metà mandato, dette comunemente di “mid-term” sorridono solo in parte ai repubblicani, avranno la maggioranza al Congresso , mentre per il controllo del Senato si dovrà attendere a dicembre.
I sondaggi che fino alla vigilia della tornata elettorale pronosticavano una vittoria schiacciante dei repubblicani hanno disatteso le previsioni, il partito dell’elefante vince ma di misura al Congresso, mentre al Senato la partita per il controllo si chiuderà solamente il 6 dicembre con il ballottaggio nello Stato- chiave della Georgia.
Se da un lato il Presidente in carica Joe Biden parla di “buon giorno per la democrazia”, riferendosi alla sconfitta limitata al solo Congresso, dall’altro lato l’ex Presidente Donald Trump cerca di leggere il risultato come un bicchiere mezzo pieno, ed entrambi gli inquilini della Casa Bianca hanno sfruttato i risultati elettorali per annunciare la loro candidatura per le Presidenziali del 2024.
I democratici anche per mancanza di alternative credibili non potranno fare altro che assecondare la volontà di Biden, i repubblicani invece si ritrovano divisi al loro interno tra le richieste spesso forzate di Trump, reo di essere il mandante morale dell’assalto di Capitol Hill, nel quale i suoi sostenitori convinti dell’illegittimità della sconfitta alle ultime presidenziali, hanno assaltato il palazzo del Congresso durante la proclamazione della vittoria di Biden, e l’emergere del neo governatore della California Ron DeSantis.
La frangia repubblicana ostile a Trump addossa al magnate newyorkese nella perdita di immagine conseguente al sopra citato assalto, ed alla poca consistenza dei suoi candidati che hanno avuto risultati deludenti la causa della mancata valanga rossa alle recenti elezioni mid-term, e difficilmente acconsentiranno alla richiesta sua di ricandidatura convinti che lo stesso Trump non goda più dello stesso consenso tra i suoi ex elettori, allo stesso tempo dovrà fare i conti con la generazione Z, ovvero la fascia di elettori tra i 18 ed i 29 anni, che sembra molto più vicina all’elettorato democratico, specie sui temi del controllo delle armi e dell’aborto.
Da qui a due anni i due principali partiti a stelle e strisce dovranno imparare dai loro errori per cercare di conquistare il numero più ampio di elettori, per far si che i rispettivi candidati possano essere più competitivi possibili e potersi sedere nello studio ovale della Casa Bianca.