La testimonianza del sindaco di allora Lello Gala.
” Qualche giorno prima di Ferragosto del 1992 fui convocato con urgenza dal Prefetto di Avellino. Mi recai immediatamente in Prefettura e dopo i convenevoli di rito il Prefetto mi comunicò che era stato assegnato al nostro comune, in soggiorno obbligato, un esponente di spicco della camorra napoletana, un tale di nome Ascione. Rimasi di sasso. Ciononostante cercai di dissuadere l’illustre interlocutore, facendogli notare che il nostro piccolo paese, dove mai in passato si erano registrati eventi malavitosi, già stava pagando dazio, atteso che proprio in quel periodo stava ospitando il pericoloso boss della Valle Caudina Gennaro Pagnozzi, meglio conosciuto, per le sue efferatezze, come “O Giaguaro”. Espressi, altresì, il timore che quella scelta potesse minare al nostro tessuto sociale e rappresentare, per ovvi motivi, nocumento soprattutto per i giovani e per le nostre piccole imprese e attività commerciali. Non ci fu nulla da fare, il Prefetto fu irremovibile e mi comunicò ufficialmente che da quel momento in poi “l’ospite” sarebbe potuto arrivare in qualsiasi momento.
Appena tornato ad Aquilonia resi nota a tutti l’inaspettata notizia; in primis convocai il consiglio comunale, che rimase in seduta permanente fino alla fine dell’emergenza. Invitai poi tutte le forze politiche e sociali a partecipare ai lavori, in modo da trovare una soluzione condivisa e infine, con un comizio serale (fatto tra un cantante e l’altro) , informai della vicenda la popolazione tutta.
Da quel momento scattò nella nostra comunità una coesione e una solidarietà mai vista prima. Si formò spontaneamente un comitato popolare.
Per prima cosa , si decise di organizzare dei presidi all’ingresso del paese in modo da controllare eventuali “arrivi indesiderati”. Molte famiglie, in segno di protesta, esposero lenzuoli bianchi ai balconi e si organizzarono manifestazioni pacifiche che videro il coinvolgimento di cittadini di tutte le età , nonché di tanti aquiloniesi venuti in paese per ferragosto.
Io, con tutto il consiglio comunale al seguito, mi recai di nuovo in prefettura per tentare una soluzione istituzionale in extremis, ma non ci fu niente da fare.
Seguirono giorni caldi, in tutti i sensi. La popolazione era in all’erta h24 e in giro non si parlava d’altro. Ci fu uno spiegamento di forze dell’ordine tra polizia e carabinieri mai visti prima nel nostro paese.
Il 17 agosto fu il giorno fatidico.
A metà mattinata, mentre il camorrista stava per entare in paese , fu immediatamente “bloccato” da un muro umano di proporzioni enormi e costretto a tornare indietro accompagnato da una fitta sassaiola.
Da quel momento non ne sentimmo più parlare.
Che dire, quelli di trent’anni fa furono giorni esaltanti , dove la nostra comunità si ritrovò a dover fronteggiare una vicenda che avrebbe potuto assumere contorni molto pericolosi (aver in paese due capiclan di quel calibro in contemporanea non era uno scherzo!).
Alla fine, anche rischiando in proprio , dato che stavamo contravvenendo con la forza a un provvedimento dell’autorità giudiziaria, la spuntammo. Fu la vittoria di un intero popolo , mai così coeso e determinato”.
Lello Gala