Per la nostra mini-rubrica “SorprendenteMente” ho scelto un argomento molto importante di cui non si conosce bene il meccanismo e soprattutto è facile confonderne le dinamiche a causa delle diverse sensazioni. Signori e signore, mi sto riferendo al “perdono”, parola di cui molti si riempiono la bocca, ma poco l’anima.
Che cos’è il perdono? Innanzitutto, è un meccanismo che si verifica necessariamente in modo conseguente ad un atto o un evento che abbia causato dolore e/o sofferenza. A tutti è capitato di trovarsi almeno una volta in una situazione in cui qualcuno ci abbia causato dolore sia involontariamente che volontariamente: ebbene, cos’è successo poi? In realtà ci sono diverse possibilità di risvolto: 1) non si ha perdonato la persona artefice dell’atto “doloroso” rompendo il rapporto ed il legame con la stessa; 2) si è mantenuto un qualche tipo di legame con la suddetta persona pur se ormai incrinato; 3) si ha perdonato la persona in questione. Quest’ultimo caso è quello che ci interessa di più al momento. Non ho specificato se con il perdono si mantiene il legame o meno, perché possono verificarsi entrambe le opzioni in quanto sappiate che si può perdonare anche se il rapporto relazionale non esiste più. Non è conditio sine qua non che la persona autrice dell’azione in questione sappia di essere stata perdonata. Ma andiamo con ordine.
Il perdono è un fenomeno comportamentale, cognitivo ed affettivo. È una scelta che si può attuare quando l’accaduto è ben chiaro, così come l’importanza che si da a se stessi e alla persona che ha compiuto l’azione. È l’essere consapevoli del fatto, senza restarne sopraffatti ed implica il muoversi in una dimensione costruttiva tesa al cambiamento individuale a stampo “pro-sociale”. Con questo termine si intende modalità come la cooperazione, l’altruismo, l’attinenza al sacrificio che, come il perdono, portano all’evitamento di comportamenti distruttivi deponendo a favore di azioni in grado di incoraggiare e sostenere il benessere relazionale. È necessario sottolineare che assolutamente, non è “giustificare” in quanto questo implica un “non accettare” né che la persona in questione sia stata capace di tale atto e soprattutto che lo abbia rivolto a noi. Troppe volte alcune persone si raccontano queste bugie
Secondo la letteratura di riferimento, a pari passo con la crescita, così come cambiano le modalità percettive e di ragionamento, cambia anche il modo ed il percorso con cui si arriva al perdono ed al valore che gli si attribuisce. Le ricerche effettuate sull’argomento hanno dimostrato che le persone più propense perdonare siano gli anziani, mentre i meno predisposti siano gli adolescenti. Ciò si collega agli studi di Kolhberg, in relazione agli stadi dello sviluppo cognitivo e morale per cui nella giovinezza il perdono, se concesso, verrà dato solo dopo una punizione e/o riparazione del danno subito. Invece, per quanto riguarda Per quanto riguarda i soggetti meno inclini al perdono, si può affermare che essi appartengano alle persone con tratti narcisisti, ai depressi, ovviamente agli ostili ed ance ai soggetti particolarmente ansiosi. Questi, attuando un pensiero ruminante che rivisita di continuo l’esperienza subita, non riescono a staccarsi dal ricordo delle emozioni vissute delle quali amplificano la negatività. Ciò non di rado, comporta atti vendicativi che non disdegnano l’aggressività con conseguenze negative per entrambe le parti. Oltre ai tratti di personalità e l’età, dunque, gli altri fattori che sembrano avere voce in capitolo sulla propensione al perdono, sono sicuramente da attribuire al tempo trascorso da quando si è subìto l’atto, alla percezione della gravità del danno subito, all’oggettività relativa al conseguente disagio ed al livello culturale e sociale di appartenenza. Avviandomi alla conclusine di questa prima parte introduttiva, voglio evidenziare che anche il perdono va usato in modo ponderato in quanto in alcune situazioni, le vittime che eccedono in tale modalità, paradossalmente incoraggiano il ripetersi delle azioni dannose. È il caso, ad esempio, di vittime coinvolte in relazioni con partner abusanti e/o violenti. In ogni caso, nel prossimo articolo continueremo nell’analizzare le fasi del processo del perdono in tutti i suoi aspetti. Consiglio vivamente di non perderlo