Almanacco – 13 Aprile la chiesa ricorda e festeggia
San Martino I (Papa e Martire)
San Caradoco (Eremita nel Galles)
San Marice
San Marzio (Abate in Alvernia)
San Sabas Reyes Salazar (Martire Messicano)
Sant’Orso di Ravenna (Vescovo)
Sant’Albertino da Montone (Abate)
Sant’Ermenegildo (Martire)
Santi Carpo, Papilo, Agatonica e compagni (Martiri
ACCADDE OGGI
INCIDENTE NELLO SPAZIO PER APOLLO 13
lunedì 13 aprile 1970 (52 anni fa)
«Houston, abbiamo un problema». Una frase memorabile nella storia della conquista del cosmo. Più delle macchine e della tecnologia, furono la lucidità aritmetica e il coraggio dell’uomo a trasformare un clamoroso fallimento in una compiuta “mission impossible”.
Sulla scia dell’entusiasmo creatosi attorno al successo dell’Apollo 11 (20 luglio 1969) e della celebre camminata sulla Luna di Neil Armstrong, con cui in un solo colpo erano stati offuscati i primati sovietici dello Sputnik e di Gagarin, il governo degli Stati Uniti d’America diede forte impulso al “programma Apollo”. Dopo la missione n° 12 (con le prime videoriprese a colori del satellite terrestre), la NASA avviò l’organizzazione di altre due spedizioni.
Per l’Apollo 13 venne designato nel ruolo di comandante James Lovell, un astronauta di lungo corso, con tre voli spaziali all’attivo (Gemini 7, Gemini 12 ed Apollo 8). Accanto a lui Ken Mattingly, come pilota del modulo di comando dell’Apollo (ribattezzato Odyssey), e Fred Haise, in qualità di pilota del modulo lunare o LEM (rinominato Aquarius). A pochi giorni dal lancio Mattingly venne sollevato dall’incarico, per un sospetto contagio da rosolia, e sostituito con John Swigert.
L’ora X scattò alle 14.13 (ora di New York) di sabato 11 aprile, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida. Destinazione l’altopiano di Fra Mauro sulla Luna. Fatta eccezione per un problema a uno dei cinque motori nella fase iniziale, tutto sembrava procedere regolarmente. A 55 ore dalla partenza, con la Luna distante 14.000 km, la voce di Lovell che avvertiva di un problema scosse i tecnici della NASA.
Dapprima l’onda d’urto di un’esplosione e poi i comandi dell’Apollo letteralmente impazziti prospettarono un quadro poco confortante. Guardando dall’oblò, l’equipaggio si rese conto che stava seminando una sostanza gassosa nello spazio: era l’ossigeno del serbatoio 2, esploso per un cortocircuito (sul momento si pensò a un meteorite), che aveva finito col danneggiare anche il serbatoio 1. La riserva a disposizione era insufficiente per le operazioni di allunaggio, per cui dalla base arrivò l’ordine di «missione annullata».
L’obiettivo a questo punto diventava uno solo: riportare a casa gli astronauti. Gli ostacoli da superare erano diversi, a cominciare dal fatto che l’Odyssey, danneggiato dall’esplosione, sarebbe tornato utile solo per rientrare nell’atmosfera terrestre, ma non era più vivibile per l’equipaggio. Quest’ultimo dovette trasferirsi nel LEM, che però era concepito per ospitare due persone per due giorni, mentre di lì in poi avrebbe dovuto reggere la presenza di tre persone per quattro giorni di viaggio.
Cominciò così una corsa contro il tempo dei tecnici della NASA, impegnati a cercare soluzioni ingegnose per limitare il livello di anidride carbonica e rintracciare l’energia elettrica necessaria per il rientro. Gli astronauti, dal canto loro, vennero chiamati a una dura prova di resistenza, dovuta all’assenza di viveri e acqua potabile e alle basse temperature. Ciò non impedì a Lovell di compiere manualmente una traiettoria mai tentata in precedenza e di trovare la lucidità giusta per scrivere a mano i calcoli, che consentirono di impostare il LEM adattandolo a una capsula e utilizzandolo come scialuppa di salvataggio, prima del definitivo passaggio nel Modulo di Comando (CSM).
Passaggi decisivi che il 13 aprile fecero tornare i tre sulla Terra. Gli ultimi istanti, per via del lungo silenzio radio, tennero col fiato sospeso milioni di telespettatori in tutto il mondo. Anche in Italia la RAI seguì l’evento, attraverso famosi inviati come Ruggero Orlando (presente anche nell’impresa di Neil Armstrong) e Jas Gawronski. Pochi istanti dopo l’atterraggio in mare, dal CSM arrivò la voce di Lovell che rassicurò sulle condizioni di salute dei tre. Mai fallimento fu più celebrato nella storia degli USA e non solo.
Trasposta nell’omonimo film di Ron Howard del 1995 (premiato con due Oscar per Miglior montaggio e Miglior sonoro), la vicenda dell’Apollo 13 salì nuovamente alla ribalta nel 2011, quando vennero battuti all’asta i libri di bordo utilizzati da Lovell per i preziosi calcoli.
NATI IN QUESTO GIORNO
1808 – Antonio Meucci
1906 – Samuel Beckett
AFORISMA DEL GIORNO
La pazzia è come il paradiso. Quando arrivi al punto in cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire, sei vicino al cielo.” Jimi Hendrix
5 COSE CHE FORSE NON SAI
Ci sono circa 450 tipi di formaggio nel mondo, 240 di questi provengono dalla Francia
Il coleottero bombardiere per difendersi, getta verso il nemico delle sostanze chimiche bollenti che gli fuoriescono dalla pancia
Secondo le statistiche mondiali, ogni 100 neonate femmina nascono 105 neonati maschi. La mortalità prematura dei feti femminili è più alta durante i primi giorni del concepimento
La più grande T-Shirt al mondo è lunga 85 metri e larga 54 metri, pesa più di 2 tonnellate, è stata realizzata a Nashville in Tennessee, negli Stati Uniti
L’insetto volante più pesante del mondo è lo scarafaggio Golia africano. Esso pesa come un’arancia e può raggiungere i 13 cm di lunghezza
fonti: http://www.mondi.it/; https://curiositadalmondo.it/