Il tributo al timoniere della moda contemporanea

In memoria del decennale dalla scomparsa di Elio Fiorucci, è possibile

osservare dal 6 novembre al 16 marzo 2025 alla Triennale di Milano una

retrospettiva sullo stilista, curata da Judith Clark e allestita da Fabio Cherstich.

Un percorso immersivo dedicato al lavoro del più celebre stilista italiano che

ha reso unico e indimenticabile il suo lavoro. La mostra racconta la

straordinaria carriera dello stilista, un vero e proprio pioniere della moda che

ha segnato la cultura giovanile con il suo approccio rivoluzionario e la sua

visione unica. Un percorso immersivo che, con toni autobiografici, svela

l’anima creativa e l’eccentricità di un uomo che ha ridefinito il concetto di moda.

“Io non mi sento uno stilista, mi sento una persona libera, un sensitivo che

ha incontrato molte persone e che si è fatto affascinare e suggestionare dai

loro occhi. Io guardo le persone negli occhi, è questo che mi ha portato a

sperimentare e innovare credendo in primis nella forza delle persone.”

È così che Elio Fiorucci descrive il suo lavoro, colui che ha saputo osservare

attentamente i cambiamenti della moda contemporanea, riadattandoli a nuovi

contesti.

Ma chi è Elio Fiorucci?

Classe 1935, nasce a Milano, il mondo della moda per lui non è nuovo; già

all’età di quindici anni inizia a lavorare al negozio di calzature del padre in

Corso Buenos Aires a Milano ed è lì che emerge la sua innata creatività. Nel

1965 compie un viaggio a Londra, in quegli anni Londra era il centro delle

tendenze artistiche e culturali di maggiore spicco, c’è la Pop art, l’antimoda

londinese, un’era dominata dallo stile e dall’immediatezza delle nuove

tendenze stilistiche, tutto ciò influenza il giovane Fiorucci, che al ritorno in

Italia, precisamente nel 1967, istituisce il suo primo negozio in Galleria

Passerella a Milano. La Boutique rompe gli schemi del classico negozio,

l’arredamento viene curato dall’artista Amalia Del Ponte, il risultato è la

miscela di uno stile pop, derivante dalla sua amicizia con l’eclettico Andy

Wharol, con uno più semplice, quasi di strada; non solo un ‘’negozio’’, ma un

luogo di incontro dove le persone, gli artisti e le figure più influenti

frequenteranno ed entreranno in contatto negli anni. Gli anni Novanta segnano

il successo di Fiorucci, il suo nome inizia a risuonare a livello

internazionale, il suo stile è caratterizzato dai mitici putti rivisitati in uno stile

moderno, nanetti da giardino, jeans e t-shirt segnati da colori vivaci ed

eccentrici, peculiarità dello stilista. È l’era del ‘’Fioruccismo’’ così definita

dalla critica, ma è soprattutto l’era di una moda accessibile a tutti, che

accompagna ancora oggi le generazioni del nostro millennio. Celebrato a

livello mondiale e ricordato come uno stravagante rivoluzionario, è stato

definito dallo Storico e critico d’arte Gillo Dorfles, nonché suo grande amico

il ‘’Duchamp della moda’’, un dadaista della moda, che decontestualizza la

moda kitsch e raffinata milanese degli anni ’70 del Novecento, non in maniera

provocatoria, ma in maniera poliedrica. Nel 1990 Fiorucci decide di cedere il

marchio ad una società giapponese la Edwin International e, nel 2014 viene

ceduta a sua volta ad un’altra società giapponese, ma nonostante ciò Fiorucci

continua a diffondere il suo marchio e le sue idee nel mondo. Ad oggi, viene

ricordato per il suo stile eccentrico, massimalista e stravagante.

La retrospettiva alla Triennale non è solo un omaggio ad un’icona della moda,

ma anche un’occasione per rivivere l’universo visionario e senza tempo di Elio

Fiorucci, un uomo che ha trasformato il suo lavoro in una dichiarazione di

indipendenza.

Articolo Scritto da Fortuna Addivinola

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