Una fusione di testi narrativi  ed informativi relativi alle migrazioni di tutti i tempi, con particolare attenzione  ai migranti di ogni nazionalità, che si sono messi in viaggio a partire dalla fine del XIX secolo fino ai giorni nostri.

Ieri sera ad Atripalda, nella suggestiva cornice dei resti archeologici dell’antica Abellinum, la triade artistica costituita dal giornalista e scrittore Gian Luca Amatucci, dalla soprano  Nunzia D’Alessio e dal pianista Giuseppe Musto, ha condotto  i numerosi presenti in un viaggio nel tempo, per ripercorrere insieme, in una chiave moderna e dinamica, ma non per questo meno pregnante, gli spostamenti degli uomini  alla ricerca di condizioni di vita dignitose.

SUDDAMARE, questo il titolo dell’evento, è risultato essere una fusione di testi narrativi  ed informativi relativi alle migrazioni di tutti i tempi, con particolare attenzione  ai migranti di ogni nazionalità, che si sono messi in viaggio a partire dalla fine del XIX secolo fino ai giorni nostri.

Ad intervallare l’esposizione dei contenuti letterari da parte di Gianluca Amatucci, le canzoni del repertorio classico napoletano librate nell’aere notturno dalla voce morbida e gorgheggiante della soprano Nunzia D’Alessio,  accompagnata dalle note fluide e sicure del maestro Giuseppe Musto.

Ogni contributo letterario, musicale e canoro è stato sapientemente incastonato in un ordito, attraverso cui si sono voluti mettere in evidenza i sentimenti umani comuni ai  migranti di ogni nazionalità del passato e del presente, compresi gli italiani che hanno lasciato il nostro Paese alla fine dell’Ottocento, agli inizi del Novecento e dopo la fine della seconda grande guerra. Il repertorio della canzone classica napoletana è infatti costellato da testi composti lungo tale arco temporale per esprimere i sentimenti profondamente umani di chi era costretto a lasciare la propria famiglia in cerca di fortuna.

Infine a sorprendere maggiormente il pubblico, interessato fino alla fine, la performance dello stesso Amatucci che ha cantato Amara terra mia del compianto Domenico Modugno.

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