C’è un viaggio che tutti dovrebbero fare…un’esperienza unica ed importante che dovrebbe essere offerta anche a tutti.
E’ un viaggio a ritroso nel tempo che consente di risalire alla fonte della propria energia psichica ed al momento in cui il soggetto ha scritto il proprio copione di vita.
Un viaggio che non ti conduce nello spazio esterno del mondo, ma che richiede invece un impegno non indifferente di ricerca e determinazione, per risalire il corso della propria memoria ed i fatti che hanno condizionato le scelte di ciascuno.
Stiamo parlando de Il viaggio dell’eroe di Antonia Esposito, edito dalla Multimage, la casa editrice dei diritti umani, costituita da autori attivisti per la pace e per la nonviolenza.
L’eroe è colui che riuscirà nell’impresa, attraverso dodici tappe, sotto la guida di un capitano, una sorta di mentore, come Virgilio accanto a Dante. Il testo in esame è appunto il frutto di un percorso lungo il quale l’autrice stessa ha guidato i naviganti ad affrontare, come in una spirale emotiva, i momenti salienti che hanno caratterizzato la loro esistenza.
Antonia Esposito ha sapientemente delineato fasi e tappe ineludibili, desunte dalle sue esperienze nell’ambito del Movimento Umanista ed alla luce degli studi di Silo, al secolo Mario Luis Rodriguez Cobos, scrittore e filosofo contemporaneo, seguace di Gandhi, fondatore della nonviolenza.
Il viaggio si delinea come un’esperienza nella propria memoria, diviso in tre fasi: preparazione al viaggio, viaggio di andata e viaggio di ritorno.
La bellezza dell’avventura è emersa nella scoperta di parti di sé sepolte e distorte dagli avvenimenti che hanno costellato l’esistenza di ciascun partecipante.
La guida sapiente dell’autrice, scrittrice, counselor ed attrice del Teatro zen e non solo (nella sua carriera si annovera l’esperienza nel teatro di Eduardo) ha consentito ai naviganti di ripercorrere la propria biografia, per rivivere il dolore vissuto nell’infanzia e che ne ha segnato il destino.
A supporto dei partecipanti sono state utilizzate Le esperienze guidate, scaricabili da internet, scritte dallo stesso Silo nell’ambito della psicologia dell’immagine.
L’esperienza emotiva del trauma consente al navigante di comprendere poi il copione di vita “scritto” per poter sopravvivere all’ambiente ed al clima familiare che lo hanno “accolto” intorno ai quattro anni, epoca in cui orientativamente il bambino subisce un evento doloroso.
L’energia che ciascuno possiede alla nascita è simile a quella insita nel seme, da cui scaturirà la pianta. L’ambiente esterno ed il clima familiare, come già detto, determineranno il destino del bambino. Il viaggio consente quindi di andare a scoprire il proprio dolore, il proprio trauma subìto, in base al quale è stato scritto il copione di vita personale. Quando avviene questo l’individuo non “sceglie”, ma “reagisce” a ciò che trova al suo ingresso nel mondo, senza esserne consapevole, perché ancora bambino, appunto.
A tal proposito Silo afferma nei suoi Dodici principi: “Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte”.
Il viaggio quindi ha come scopo la liberazione della fanciulla (anima) prigioniera del drago ( condizionamenti subiti nell’infanzia).
Il viaggio di ritorno è imperniato sul recupero di tutto ciò che di bello e buono è stato fatto nel primo copione e sulla riscrittura di un nuovo progetto di vita, consapevole e libero in cui il protagonista “sceglie” quello per cui è nato, liberando la propria energia interiore in una direzione mirata e sgombra ormai dai vecchi meccanismi che ne hanno imbrigliato le potenzialità. A tal proposito ricordiamo ciò che ha scritto Pablo Neruda: “Nascere non basta. E’ per rinascere che siamo nati.”