L’ultima fiaba contemporanea, tratta dalla raccolta intitolata Oltre la fiaba di Elena Opromolla, edita dalla Multimage, Associazione Editoriale di attivisti della Pace e della Nonviolenza, ci conduce nel tema caldo dell’accudimento dei genitori, troppo spesso lasciati a se stessi proprio nell’età più delicata e fragile di un essere umano al pari dei bambini.
C’era una volta una bambina che non si preoccupava mai di niente. Quando giocava con il rubinetto di casa, non badava all’acqua che traboccava e bagnava tutto il pavimento.
La mamma arrivava urlando: -Ma è mai possibile che tu debba combinare sempre dei pasticci? Simply rimaneva lì senza scomporsi, senza mai preoccuparsi di niente. Quando giocava non sistemava mai i suoi giocattoli ed il padre, rientrando la sera dal lavoro, scivolava spesso su qualche piccola costruzione.
Il padre ruzzolava sul pavimento a gambe all’aria; si arrabbiava con lei a con la mamma, ma lei non se ne preoccupava e addirittura scoppiava a ridere. Era davvero una bambina particolare, ma nessuno, neanche la madre, riusciva a farla cambiare.
Divenne grande, incontrò un uomo che s’innamorò di lei e si sposarono. Nacquero cinque bambini e li affidò alle fate del VENTO, dell’ACQUA, della TERRA, della LUCE del BUIO. Voleva che vivessero in libertà. Il VENTO era libero di soffiare e non si fermava mai, prese un bambino e lo portò con sé, in giro per il mondo.
Quando fu grande non riusciva mai a rimanere molto tempo in un luogo; si arrampicava sulla cima di un monte, aspettava la fata in groppa al destriero del Vento e ripartiva con lei.
L’Acqua era libera di scorrere dove voleva; prese un altro figlioletto di Simply e lo portò con sé tra le nuvole, nei fiumi, nei laghi e nei mari, dove gli mostrava gli immensi tesori nascosti. Quando fu grande però il bambino divenne avaro, solitario e sempre insoddisfatto.
Anche la Luce era libera e velocemente correva dappertutto, sempre inafferrabile, luminosa e calda; la fata della Luce prese un altro bambino e lo abbracciò, lo portò con sé sulle stelle, intorno al sole e sui pianeti, correndo a perdifiato per l’intero Universo. I
Il bambino della Luce accendeva ogni cosa, con un colore diverso, ovunque passasse: era il bambino più amato da tutti, perché donava la speranza.
La fata della Terra era la più severa, ma anche la più stabile; prese un bambino e gli mostrò tutto ciò che sapevano fare gli uomini; gli insegnò il lavoro e la fatica e così ne fece un uomo forte, robusto come la roccia, inquieto come le fronde degli alberi, capace di lottare, di vincere e di sognare.
Le Tenebre infine erano libere, ma spaventavano tutti gli uomini, perché si diffondevano dappertutto quando tramontava il Sole. Le Tenebre spaventavano i bambini che non riuscivano più a vedere il volto della loro mamma.
La fata delle Tenebre prese l’ultimo figlio di Simply e lo portò con sé di notte tra le stelle ed al centro della Terra.
La fata delle Tenebre gli mostrò le meraviglie delle grotte sotterranee, luccicanti di smeraldi e pietre preziose e gli insegnò ad amare il silenzio, ma divenne purtroppo un uomo solitario ed un po’ infelice.
Ogni giorno i figli di Simply si recavano a trovarla e trascorrevano con lei un po’ di tempo, ma ciascuno era geloso dell’altro. Ogni bambino avrebbe voluto avere la mamma tutta per sé, ma Simply non se ne preoccupava più di tanto.
Un giorno Simply decise di costruire la sua casa in un’aperta campagna, per poter stare più a contatto con la Terra, il Vento, l’Acqua, la Luce e le Tenebre e vedere così più spesso i suoi figlioli.
Il bambino affidato alla fata della Luce le indicava tutti materiali da usare; la rassicurava quando si avviliva; illuminava il cammino quando Simply si smarriva tra gli alberi.
Insomma il bambino della Luce era la sua speranza. Gli altri figli guardavano giorno dopo giorno quella casetta venir fuori dal terreno erboso e tutti cominciarono a sognare di poterla avere tutta per sé.
Il vento si sarebbe riposato un pò; l’acqua avrebbe riempito il pozzo; la luce l’avrebbe illuminata per sempre; la terra l’avrebbe sostenuta e le tenebre l’avrebbero avvolta al tramontare del sole.
Tutti avrebbero potuto essere felici insieme, dando ciascuno un po’ del proprio potere alla mamma, ma invece, presi da una strana gelosia, cominciarono ad allontanarsi. Il vento non soffiò più; la pioggia non bagnò più il terreno circostante e non riempì più il pozzo; la terra tremò, scuotendo la casa; le tenebre si allontanarono tra le stelle e restò solo la luce accanto a Simply.
Simply con il passare del tempo cominciò a soffrire, perché non vedeva più i suoi figli da tanto tempo; anche se la luce le illuminava i giorni, lei voleva accanto a sé anche tutti gli altri.
Decise così un giorno di rinunciare a quella dimora, rendendola un luogo accogliente per bambini sfortunati, per ritrovare in loro i suoi figlioli. Questi, comprendendo di essere stati inutilmente gelosi, cercarono la loro mamma e a turno le offrirono ciò che possedevano, per non farla sentire più sola.
Il vento la portò in giro per il mondo e lei vide tante città e tanti paesi dall’alto di una nuvola birichina; l’acqua le fece cavalcare le onde dell’oceano; la terra le diede un posto dove vivere quando era stanca; la luce le illuminava il cammino e la conduceva in giro per l’universo, infine le tenebre di notte l’abbracciavano, perché non temesse mai più la solitudine.