Quarta fiaba della raccolta intitolata Oltre la fiaba di Elena Opromolla, edita da Multimage, Associazione editoriale di attivisti della pace e della nonviolenza: per non dimenticare il male che fa ai bambini assistere impotenti ai contrasti tra i loro genitori.
C’era una volta Cintarella, una bella bambina bruna con grandi occhi blu che, come i girasoli, seguivano ogni cosa. La piccola voleva tanto bene alla sua mamma, perché con lei si sentiva al sicuro, ma nel contempo si preoccupava per lei. Quando giocava con le bambole e si accorgeva della tristezza della madre, correva da lei ed ascoltava ciò che la donna le raccontava. Se giocava con le costruzioni e poi sentiva discussioni di là nella grande cucina, correva e vedeva il papà e la mamma che discutevano ad alta voce.
Una volta il papà urlò così tanto contro la mamma che la bambina, turbata, restò a pensare a quella scena per giorni e giorni, senza più parlare. La piccola era silenziosa, ma seguiva ogni cosa con quei suoi grandi occhi blu. La sua voce era volata via sulla Luna, dove si rifugiano tutte le voci dei bambini spaventati dai film non adatti alla loro età, dalle grida degli adulti stanchi e perché no, anche da internet.
La Luna, una maga bianca, fosforescente e zuccherosa faceva compagnia a tutte le voci dei bimbi spaventati e le conservava come in una culla, nei suoi crateri, dove attendevano poi di ritornare sulla Terra, per far parlare, cantare e gridare di nuovo i bambini ritornati sereni. Ora Cintarella non parlava più, ma ascoltava la mamma che le raccontava sempre di quanto soffrisse. Cintarella amava tanto i suoi genitori e avrebbe voluto vederli, invece, sempre abbracciati.
Un giorno si accorse che suo padre, via via che trascorrevano i giorni, era diventato gigantesco e lei, invece, piccola e forte contro di lui, sempre al fianco della sua mamma, come un araldo col suo cavaliere. Se camminava per la strada e vedeva gli altri uomini che le si avvicinavano, ella cambiava direzione, perché ne aveva paura.Allora inventò una maschera minacciosa per difendersene, così ogni volta che incontrava un uomo, indossava la maschera per spaventarlo. Cintarella cresceva così senza più parlare, poi un giorno, mentre faceva volare il suo aquilone nel cielo limpido di una giornata splendida, su di un prato verde smeraldo, cosparso di pratoline, l’aquilone parlò:
-Cintarella, perché sei così silenziosa?
-Sono molto triste. Rispose la bambina.
Era un aquilone magico, azzurro, giallo e viola. -Cosa ti preoccupa? chiese alla piccola.
-So che mia madre non è felice e vorrei tanto che lo fosse, però so anche che mio padre non è cattivo.
-Cintarella, Cintarella, sembri tanto tenerella. Gioca intanto e per incanto tutto a posto un giorno andrà!
Una dolce filastrocca cantò l’aquilone e la bambina corse felice nell’aria leggera, mentre la maschera si sciolse al sole e la voce le ritornò.
I suoi genitori non trovandola, si spaventarono tanto che dimenticarono i loro contrasti e si misero a cercarla per ore.
Quando poi videro l’aquilone, seppero dove trovarla e, correndo mano nella mano, raggiunsero la figlia e l’abbracciarono forte.