Il raid sull’ospedale a Gaza ha provocato centinaia di morti, lo stesso crimine commesso dalla Russia in Ucraina ma con reazioni diverse
Politica e dintorni – Gaza, ospedale civile bombardato e centinaia di vittime tra i civili tra cui cui donne e bambini, l’autore del bombardamento ha commesso lo stesso crimine compiuto dalla Russia in Ucraina ma con reazioni diverse da parte dei media.
La fisiologica reazione di Israele dopo l’attentato terroristico perpetrato da Hamas la scorsa settimana c’è stata e dopo aver colpito i colpevoli dall’attacco missilistico a Tel Aviv è sfociata in una caccia all’uomo senza cieca e spietata.
Le vittime accertate sono centinaia tra cui numerose donne e bambini, non è la prima volta che in tempi di guerra, anche recenti, gli ospedali sono oggetto di azioni da parte dei militari, lo stesso è accaduto in Ucraina lo scorso anno, altri esempi simili si sono verificati in Afghanistan o in Siria.
Fin da subito le autorità israeliane hanno respinto le accuse dando la colpa dell’accaduto ai terroristi di Hamas, ed ovviamente sarà necessaria un’apposita indagine per comprendere chi si sia macchiato di questo crimine vergognoso, di sicuro i precedenti di Israele che già in passato ha utilizzato granate al fosforo bianco, armi vietate dalla Convezione di Ginevra non depone a suo favore, e se dovesse essere confermata tale pista sarà altrettanto fisiologico attendersi l’ondata di indignazione già manifestata precedentemente.
Episodi identici ma che hanno suscitato reazione diverse dalla stampa e dai media nazionali ed interazionali, dove a seconda dell’autore è seguita una interpretazione differente, ovviamente influenzata dalla sfera geopolitica di appartenenza, che impone una diversa lettura dell’accaduto la quale risulta a distanza di tempo tendenziosa e falsata.
A detta di Julian Assange l’azione viene valutata in modo diverso a seconda di chi la commetta, a seconda se sia nostro alleato od avversario, augurandoci che tali episodi non si ripetano, speranza piuttosto invana, sembra doveroso sostenere, sempre per il discorso dell’aggredito e dell’aggressore e prendendo le distanze da Hamas, il popolo palestinese, in particolar modo quella parte residente nella zona di Gaza, che da decenni vede calpestati i suoi diritti sanciti da accordi internazionali mai rispettati.