Pasquale Gallicchio e il Premio Letterario “Il Borgo Italiano”. Un legame ormai consolidatosi nel tempo
quello tra lo scrittore e giornalista irpino e il rinomato Premio Letterario “Il Borgo Italiano”.
Percorriamone insieme le tappe. Un percorso che ha inizio nel 2020, quando con il suo romanzo “Niente è
perduto per sempre”, edito da Delta3 Edizioni, vince la sezione ‘Edito’ del Premio Letterario Il Borgo Italiano
2021, mentre con lo stesso romanzo, è anche nella rosa dei nove finalisti del Premio Letterario
Internazionale Viareggio Répaci 2021.
Nel 2022 Pasquale Gallicchio è il vincitore della sezione ‘Inedito’ del Premio Letterario il Borgo Italiano 2022
con il romanzo giallo “L’assassino con le stellette – Indagini del giornalista Canio Bajonne” in corso di
pubblicazione e distribuzione dalla casa editrice Tralerighe Libri. Sempre nel 2022 pubblica il romanzo “Il
custode di Cotalonga” (Delta3). Diversi suoi racconti sono inseriti in antologie nazionali.
È la volta dell’anno in corso, il 2023 che vede Gallicchio nella Giuria del Premio Letterario il Borgo Italiano
2023 edizione Borgo di La Martella.
Mi sono volutamente soffermata su uno degli aspetti più recenti che riguardano la carriera e il percorso di
Pasquale Gallicchio, che ho avuto il piacere di conoscere di persona di recente, scoprendo non poche ‘cose
in comune’, come il fatto che Pasquale è nato e vive a Bisaccia, paese di origine della mia nonna materna, e
borgo a cui sono molto legata.
Ma non solo. L’incontro con lo scrittore Gallicchio, avvenuto in un contesto diverso dall’ambito ‘letterario’,
mi ha dato modo di scoprire, con una certa soddisfazione, che condividiamo gli stessi gusti a tavola e
cabalisticamente ci accomuna una certa numerologia, ovvero che la gustosa ‘caprese’ con pomodori e
bufala e la torta ‘ricotta e pistacchio’ piacciono anche a lui, e che il 27 è un numero in comune. Non intendo
banalizzare il contesto, anzi mi permetto di soffermarmici con molta discrezione e dimesso piacere, ma
ritengo che certe informalità possano servire a entrare nella dimensione di uno scrittore, la cui personalità
si colloca sempre – nel mio immaginario- in una dimensione sospesa tra l’aulico e l’intricato, il misterioso e
il tortuoso. Al punto che è possibile cimentarsi nella conoscenza di un autore, non solo attraverso i suoi
scritti, le sue opere, le sue creazioni. Nella lettura piacevolissima e scorrevole, fluida e profonda che
conduco del suo romanzo “Niente è perduto per sempre”, che ho ricevuto, ancora una volta con molto
piacere, in dono dallo stesso autore, è possibile cimentarsi nella magistrale capacità di «narrare»
dell’autore che con un ritmo serrato ma morbido, scivola lungo la descrizione dei luoghi del suo paese
natìo, al punto che il “pezzo di vita” che racconta e forgia a caldo, si fonde con quella terra, con quelle
pietre, con quegli alberi e con quelle mani che lavorano quella terra. Un connubio intimo, profondo, tale da
scalfire la dura pelle e insinuarsi nello scorrere del sangue, per inviluppare il corpo, la mente, i pensieri, i
ricordi e la memoria. È la pazienza del ragno, è la dimensione sospesa e immobile, sono i rossi tramonti, le
lacrime amare, i silenzi, i ricordi, le paure, i dolori. Sono le emozioni che emergono e riemergono dalle
pagine di un libro che ti ‘acchiappa’, soggiogandoti completamente al suo volere, quelle di un uomo che
lascia e poi ritrova il suo paese, quando abbandona il sud per il nord, quando da Bisaccia parte alla volta di
Milano, per poi far ritorno al paesello. Insomma, c’è tutto nel suo romanzo, c’è la passione di un uomo del
sud, c’è la vita, c’è la morte, la partenza e il ritorno. E non vado oltre, perché ne devo prima concludere la
lettura. Ma posso già dirvi di leggerlo? Sì, ve lo dico! perché lo consiglio vivamente, perché è un racconto
molto bello, che pulsa, che coinvolge ma soprattutto che molto emoziona.
A presto con l’intervista all’Autore.