Un viaggio esilarante tra i vicoli di Napoli
Il morso del ratto, romanzo di Francesco Maria Olivo, è una fantastica immersione nei vicoli di Napoli, vero cuore pulsante della città metropolitana, nelle sue tradizioni, nei suoi personaggi, dentro la sua musica. Un tributo d’amore verso una terra dalla quale l’autore, irpino di adozione, si è sentito tradito, ma non ha mai smesso di amare. È per questo che, tra giochi di parole e malintesi, con ironia tagliente, esorcizza nel romanzo la vita criminale, la violenza, sia quella della delinquenza comune sia la violenza di genere, sulle donne.
Ma Il morso del ratto non smaschera con ironia solo ciò che è criminale e violenza, ma i tanti paradossi e contraddizioni che rendono Napoli unica al mondo: la diversità, lo scontro di civiltà, la latitanza delle istituzioni, l’invadenza del mezzo informatico, lo scontro interreligioso. Ma Olivo va oltre e disvela anche il lato in luce, perché questa storica città metropolitana è molto di più, con le sue infinite sfumature, i suoi caffè a volte sospesi, Napoli è anche e soprattutto grande umanità e solidarietà, fino a spingere un intero rione ad adottare un bambino dal drammatico destino: Ciruzzo mezacapa, dal bianco turbante, orfano di mamma, cresciuto dagli abitanti del quartiere Speranzella al quale, un po’ la capuzzella del Capitano (vedi il cimitero delle Fontanelle) un po’ San Gennaro, Vescovo e Patrono di Napoli, in una commistione di sacro e profano, avevano salvato la vita.
Leggere Il morso del ratto, edizioni Il Papavero, è un’avventura, è ritrovarsi nella Napoli più vera ma non per questo meno bella, dove puoi respirare il sapore vero della gente, la genuinità di un popolo. Già dalle prime pagine, dall’incipit ti ritrovi immerso in un teatro a cielo aperto dove tutto è enfatizzato e dove con l’ironia e la sagacia si esorcizza anche la morte, dove non ci si arrende mai, neanche davanti alla fame e alla povertà. Non giudica Olivo, non punta il dito, non critica ma guarda, osserva e descrive, sperando che anche il lettore tra il riso e un sorriso si fermi un istante, quell’attimo che basta a velare il sorriso di malinconia, quel tanto che basta per iniziare a guardare oltre, per iniziare a riflettere, perché solo quando un problema diventa visibile nella sua quotidianità, solo se ci soffermiamo a pensare un istante possiamo far germogliare il seme del cambiamento.