Ritorniamo puntuali con la nostra mini-rubrica “SorprendenteMente” che quest’oggi, in occasione del 25 aprile affronterà un tema importante: quello relativo alla “liberazione”. Come tutti sanno, nella suddetta data si festeggia la liberazione dalla guerra e da un regime che ha portato dolore e sofferenza, ma in questa sede tratteremo l’argomento in senso esclusivamente psicologico. Per sentirsi “liberi” è necessaria una “rivoluzione” ala quale si arriva attraverso alcuni passaggi. Innanzitutto, la presa di coscienza del proprio status, l’accettazione dello stesso e soprattutto la comprensione della qualità di relazione tra il mondo interno e quello esterno. Focalizzate le condizioni che limitano le possibilità di vivere in modo sano ed autentico e confrontate con i propri vissuti esperienziali ed emozionali, si può procedere alla rivoluzione, cioè attuare i passaggi che portano al cambiamento. “liberarsi” non è un processo facile e soprattutto bisogna partire dal presupposto che la cosa è efficace solo se NON si aspetta che qualcuno lo faccia per noi. Liberarsi significa lottare: non solo con ciò che ci ha “dominato”, ma anche e soprattutto con quella parte di se stessi che glielo ha concesso, con i pregiudizi limitanti che si hanno sulla propria persona e sulle ridondanze che si ripropongono ciclicamente accompagnate dalle resistenze. Ciliegina sulla torta, sono le abitudini e quella apparente “certezza” che offrono dietro la quale, però, si celano paludi in cui ci si impantana rimanendo fermi. A tal proposito, voglio ricordarvi che In un articolo precedente parlammo proprio delle difficoltà che si trovano durante il processo del cambiamento (art. 4 di ottobre 2021 difficoltà di cambiamento) per cui non ripeterò quanto riportato nello stesso e, se vi va, vi invito a leggere quell’approfondimento. Procedendo nella rivoluzione personale, ad onor del vero bisogna tener presente che iniziando a “liberarsi” dalle modalità disfunzionali, però, non si può ancora del tutto cantare vittoria. Infatti, parallelamente al dopo-guerra, il cui scenario porta a dover fare i conti con le macerie e gli animi schiacciati dal dolore, essere stati “oppressi” da qualcosa che ci ha “dominato” per molto tempo ha comportato conseguenze sulle quali è necessario lavorare. In primis è fondamentale accettare e farsi carico delle proprie responsabilità relative alle proprie condizioni di vita ed agire in modo coerente rispetto i propri valori ed obbiettivi. Perseguendo questa strada si arriverà alla vera libertà perché l’uomo libero può scegliere e saranno le proprie scelte a fare la differenza.
Buona festa della Liberazione.